Whirlpool Napoli, l’ennesimo sgarbo di un’azienda straniera all’Italia: licenziamenti via Pec e niente Cig


Dalla speranza alla disillusione. Gli ormai ex lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli passano in ventiquattro ore dalla speranza di un accordo nella riunione svoltasi al Ministero della Sviluppo economico alla bruciante delusione: l’azienda, come preannunciato a quel tavolo, va avanti con i licenziamenti. Puntuale, il giorno dopo la multinazionale statunitense che a Napoli produceva lavatrici ha inciato via Pec ai sindacati la lettera di licenziamento. Una missiva che apre scenari cupissimi per gli oltre 300 ex dipendenti in lotta da oltre due anni e che ormai possono sperare solo nell’intervento del Governo.

La loro reazione, nel frattempo, non si è fatta attendere: ieri hanno occupato l’aeroporto di Capodichino nell’area partenze prima, poi, dopo l’intervento delle forze dell’ordine che ha creato qualche tensione, hanno manifestato all’esterno e infine sono tornati in quella che ancora considerano la ‘loro’ fabbrica in via Argine. Tutto sotto gli occhi dei cittadini, quelli in partenza e in arrivo da Napoli che dimenticheranno forse presto la protesta, e quelli dei napoletani che dovrebbero forse chiedere che in questa campagna elettorale che la città sta affrontando per il rinnovo del Consiglio comunale e l’elezione del sindaco si parli molto di Whirlpool, di lavoro, di crisi.

Una crisi nera, quella preannunciata via Pec da Whirlpool: il licenziamento non prevede che l’azienda chieda altri ammortizzatori sociali ordinari o straordinari. Lo chiarisce l’azienda confermando che si tratta di un atto irrevocabile e che «la società non intende presentare domanda di integrazione salariale ai sensi del decreto Sostegni bis». Insomma: niente cassa integrazione Covid per altre 13 settimane come richiesto dal Governo. «Il progetto di cessazione di attività dello stabilimento di Napoli deve intendersi finale e definitivo»: parole che sono pietre (tombali) sul destino e sulle lotte dei lavoratori, messe nere su bianco nella lettera dall’amministratore delegato Luigi La Morgia che conferma anche che non ci sarà riassorbimento in altre sedi.

Unico spiraglio, sempre da quanto scritto nella mail, è la valutazione da parte dell’azienda di «misure ragionevoli per favorire la ricollocazione dei dipendenti in esubero»; procedura che avrà una durata di 75 giorni con normale retribuzione. In questi due mesi e mezzo si cercherà ancora un accordo disperato, lo faranno i sindacati insieme ai ministeri competenti. Se l’accordo non ci sarà. 327 persone non avranno più non soltanto il lavoro ma neanche un ammortizzatore.

Si fa sentire Vincenzo De Luca, governatore campano: «Si conferma, dopo l’incontro avuto con le delegazioni di sindacati e lavoratori nei giorni scorsi – dichiara attraverso una nota – la gravità insostenibile della situazione. Ci auguriamo che l’incontro con il Presidente Draghi possa rappresentare una svolta nella vertenza. Realisticamente occorre utilizzare le prossime settimane per impegnare una delle grandi aziende del nostro Paese in un Piano serio e credibile di reindustrializzazione. I lavoratori sono disponibili. La Regione Campania riconferma il suo sostegno anche finanziario a una ipotesi di reindustrializzazione che garantisca realmente il lavoro per le centinaia di dipendenti Whirlpool».

Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti commenta: «E’ irragionevole non accettare la proposta delle 13 settimane di cassa integrazione. Siamo perplessi rispetto a questo rifiuto che danneggia solo i lavoratori Whirlpool, che dovrebbero invece essere tutelati».

venerdì, 16 Luglio 2021 - 08:39
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