Dopo 20 anni l’Italia dà il via libera alla legge salvavita: sì ai defibrillatori in tutti i luoghi pubblici e frequentati

Ospedale
Una corsia d'ospedale

Ci sono voluti venti anni per arrivare a una legge di civiltà come quella approvata ieri e che prevede che negli uffici pubblici, nei palazzetti dello sport, nelle scuole, nei porti, aeroporti e stazioni e in generale nei luoghi molto frequentati ci siano dei defibrillatori. Una legge di civiltà, si diceva, in un Paese che vede morire ogni anno 60mila persone circa per arresto cardiaco e nel quale la presenza di un presidio sanitario salvavita potrebbe incidere positivamente.

Ieri la Commissione Affari sociali della Camera dei deputati ha dato il disco verde alla legge, come ha annunciato Giorgio Mulé, sottosegretario alla Difesa ed esponente di Forza Italia alla Camera.

«E’stato colmato un vuoto normativo tutto italiano- ha spiegato quando ha dato la notizia del felice esito dell’iter legislativo durato un biennio e che promuove la presenza, la diffusione e l’utilizzo dei defibrillatori.

   Le misure previste dalla nuova legge, spiega l’Italian Resuscitation Council, si propongono di coinvolgere maggiormente i cittadini nel primo soccorso: oltre ai 10 milioni di euro per l’installazione dei dispositivi (Dae) in luoghi pubblici molto frequentati, all’obbligo di insegnamento a scuola delle manovre di primo soccorso e all’obbligo per le società sportive di dotarsi di defibrillatore, è previsto per esempio l’obbligo per il 118 di fornire ai cittadini le istruzioni telefoniche per riconoscere l’arresto cardiaco, per fare il massaggio cardiaco e per utilizzare il Dae e l’introduzione di applicazioni per la geolocalizzazione dei Dae. La legge inoltre stabilisce che, in assenza di personale sanitario o di personale non sanitario, ma formato sul primo soccorso, anche i cittadini comuni, che non hanno ricevuto una formazione specifica, siano autorizzati a utilizzarli.

«E’ importante  – sottolinea il past president del Council Andrea Scapigliati, che ha partecipato alla stesura della legge  – che si arrivi a un’applicazione rapida ed efficace del testo di legge attraverso, per esempio, l’introduzione di criteri uniformi per la diffusione dei Dae nei luoghi pubblici e negli impianti sportivi, la creazione di una mappa nazionale geolocalizzata dei Dae che permetta di individuarli rapidamente grazie alle applicazioni per cellulari e l’avvio della formazione a scuola».

« Si stima che solo nel 58% dei casi chi assiste intervenga con le manovra salvavita (massaggio cardiaco, ventilazioni) e nel 28% dei casi con il defibrillatore. La percentuale di sopravvivenza è dell’8%. “L’ unica possibilità che abbiamo di aumentarla è avere un accesso maggiore ai sistemi di rianimazione – spiega Francesco Rubino, docente all’università Unicamillus e presidente del collegio degli ordinari di cardiologia -. In altri paesi questo è già presente, ad esempio negli Usa. Per l’Italia era sporadico, c’erano delle sperienze, come a Piacenza, ma nelle grandi città no. Per questo l’approvazione della legge era auspicata da tutte le società scientifiche».

  «Si tratta – ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa – di un provvedimento molto importante che ci permetterà di salvare numerose vite umane, aiutandoci a diffondere la cultura della prevenzione,  della sicurezza e del primo soccorso. Le misure previste nella norma hanno infatti l’obiettivo di incrementare il coinvolgimento dei cittadini nel primo soccorso e dare loro gli strumenti per agire correttamente e con efficacia»

giovedì, 29 Luglio 2021 - 15:00
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