Il giallo di Caronia, la procura chiede l’archiviazione: «Viviana uccise il figlio e si tolse la vita: ipotesi più credibile»

Viviana Parisi e il piccolo Gioele

Certezze non ve sono. Vi sono ipotesi più o meno probabili. E, allo stato, quella che appare più credibile alla luce degli elementi raccolti è che nell’agosto dello scorso anno Viviana Parisi, la dj di Messina, abbia ucciso il figlio Gioele e poi si sia suicidata. E’ quanto scrive la procura della Repubblica di Patti nella richiesta di archiviazione dell’indagine sulla tragica sorte toccata a madre e figlio, ritrovati morti il 3 agosto del 2020 nelle campagne di Caronia.

«L’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario prima prospettato (morte di Gioele causata da una mera lesione interna, da un colpo di calore, per sete, ecc.), continua a rimanere la tesi più probabile e fondata per questo ufficio», si legge in una nota della procura.

«Gli accertamenti sui reperti biologici di origine animale e di tipo veterinario – forense hanno permesso di rilevare, in primo luogo, come Gioele non abbia subito, mentre era ancora in vita, alcuna aggressione da parte di animale (canidi, suidi o altro tipo ancora)», dice il procuratore di Patti, Angelo Cavallo. Esclusa «la presenza sui resti del bambino di lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi».

«E’ stato invece accertato – aggiunge – come la specie animale “Vulpes vulpes” abbia svolto un ruolo di necrofago, abbia cioè consumato il corpo di Gioele, ma soltanto dopo la sua morte. Gli accertamenti di genetica umana e di carattere veterinario hanno consentito di rilevare come gli indumenti indossati da Gioele al momento dei fatti (sandali; pantaloncino; slip; frammento di maglietta) non recassero tracce di sangue. Tutto ciò conferma – secondo la Procura di Patti – come Gioele non possa essere stato oggetto di un’aggressione in vita da parte di cani o altri animali selvatici, dal momento che un’aggressione di tal tipo avrebbe prodotto, proprio a causa delle ferite inferte, un imponente perdita di sangue con conseguente “dilavamento” di tutti gli indumenti indossati».

Le consulenze sulla dinamica del sinistro e medico-legale hanno escluso che la morte del bambino possa essere riconducibile alle conseguenze del sinistro stradale subito mentre era in auto con la madre, Viviana Parisi. Escluso anche che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di lesività traumatiche ossee, per l’assunzione di veleni o di altre sostanze tossiche o per asfissia da annegamento in acqua stagnante. In piedi, dunque, resta solo l’ipotesi dell’omicidio da parte di Viviana Parisi, che successivamente si è tolta la vita.

«La donna, dopo la morte del piccolo, sia esso dovuto ad un evento accidentale (ma comunque ristretto ai limitati casi sopra indicati) o ad un suo gesto volontario, ha deposto il corpo di Gioele e si è allontanata, alla ricerca del primo luogo ‘utile’ che le permettesse, in qualche modo, di porre fine alla sua vita, subito dopo incontrando il traliccio dell’alta tensione», conclude la nota a firma del procuratore.

giovedì, 29 Luglio 2021 - 18:57
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