Napoli, carabiniere in cella per favori resi a malavitosi. Contro di lui anche otto pentiti, c’è l’ex ras del clan Cutolo

Carabinieri

I favori sarebbero stati non a un clan soltanto, ma a tutti quelli che avrebbero potuto offrirgli un tornaconto. E, stando a leggere le date appuntate agli atti, i ‘rapporti opachi’ sarebbero cominciati circa dieci anni fa.

E’ un quadro a tinte fosche quello che viene tratteggiato sul conto del carabiniere Mario Cinque, all’epoca dei fatti contestati in servizio presso la compagnia dei carabinieri di Bagnoli, nelle circa 70 pagine di ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Laura Ciollaro del Tribunale di Napoli. Cinque è finito in carcere questa mattina per i reati di favoreggiamento con l’aggravante della matrice camorristica, falso aggravato dalla matrice camorristica in concorso col boss (pentito) Gennaro Carra del clan Cutolo, accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico. E’ invece indagato a piede libero per rivelazione di segreto d’ufficio in concorso con il carabiniere Walter Intilla (finito ai domiciliari con altre contestazioni). L’accusa di favoreggiamento racconta che Cinque avrebbe aiutato il ras Gennaro Di Costanzo, attivo a Bagnoli, ad eludere le investigazioni a seguito del tentato mi odio di Mario Varriale: il carabiniere, è l’accusa della procura, avrebbe «omesso di redigere nell’apposita relazione di servizio che Di Costanzo era l’autore materiale dell’agguato».

La contestazione di falso, invece, è per avere modificato la dinamica di un controllo a carico di Gennaro Carra: anziché annotare che il ras si trovava su un’auto preso a noleggio, Cinque scrisse che Carra si trovava a piedi. Infine Cinque ha effettuato più accessi alla banca dati dell’Arma per «finalità private e non istituzionali».

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Ad accendere i riflettori della Dda sul conto di Cinque è stato il pentito Giacomo Di Pierno, inserito nella criminalità organizzata maranese. Era l’aprile del 2018 quando il collaboratore di giustizia riconobbe in foto il militare dell’Arma e lo indicò come corrotto. Di più: Di Pierno spiegò ai magistrati che Cinque aveva divulgato, dietro compenso, notizie sul conto del suo clan. Quanto basta per innescare l’apertura di un fascicolo di indagine. Un’indagine, coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Visone, che si è snodata attraverso le intercettazioni e che si è arricchita anche del contributo di otto collaboratori di giustizia, tutti appartenenti a sodalizi diversi. Ciò che è venuto fuori dal racconto dei pentiti è che Cinque sarebbe venuto meno ai suoi doveri già una decina di anni fa, quando lavorava presso una stazione in provincia di Napoli.

Roberto Perrone, storico affiliato ai Nuvoletta e poi ai Polverino, ha raccontato di avere sfruttato la complicità di Cinque per giocare a carte con altre persone benché sottoposto alla sorveglianza speciale: «Cinque veniva a effettuare il controllo presso la mia abitazione ma bussava solo al citofono e andava via. Non entrava, pur sapendo benissimo che dentro c’erano altre persone».

Giannuzzi Teodoro, in passato trasportatore di droga del clan Orlando, ha ricordato di avere saputo da Franco di Costanzo che «Mario era un amico loro e si metteva a disposizione». Qualche aneddoto: «Tante volte sono stato fermato da lui a Quarto, dove poi era stato trasferito e benché io non fossi titolare di patente, non mi ha sequestrato il motorino, anzi non mi ha annotato le mie generalità eccezion fatta per una sola occasione che in cui mi ha fermato con un ragazzo che all’epoca viveva a Bologna. Ma nonostante io guidassi il motorino non me lo ha sequestrato. Lui verbalizzò che era l’altro a guidare. Sapevamo tutti che Mario Cinque era stipendiato a Quarto da Roberto Persone».

Testimonianza diretta è poi quella di Gennaro Carra, ex capo del clan Cutolo attivo a Fuorigrotta: Carra ha riferito di avere ricevuto richieste di noleggio, gratuito, di una barca da parte di Cinque e di avere spinto un suo amico imprenditore ad assecondarlo; ha riferito ancora di avere ricevuto da Cinque la richiesta di avere pezzi di ricambio di una Mercedes, approfittando di qualche auto rubata. Altri collaboratori di giustizia, invece, hanno riferito di episodi appresi da terze persone.

mercoledì, 4 Agosto 2021 - 17:33
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