Morte di Astori, le ragioni del gip sulla condanna del medico: «Errore diagnostico, poteva salvarsi»

giudice martello

«Con la sua condotta l’imputato ha impedito l’accertamento della malattia, avendo omesso il primo necessario atto» che avrebbe avviato un iter diagnostico adeguato. Con queste dolorose parole, il giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti motiva la condanna a un anno di reclusione, pena sospesa, inflitta al professor Giorgio Galanti per la morte del calciatore Davide Astori. La sentenza era stata emessa lo scorso 3 maggio all’esito del processo definitosi con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena.

Il capitano della Fiorentina morì nella notte tra il 3 e il 4 marzo 2018 mentre era nella sua camera di albergo a Udine. Fu stroncato da un arresto cardiaco dovuto a una cardiomiopatia aritmogena, una malattia genetica del muscolo che sul giocatore non sapeva di avere e che, scrive oggi il gip nelle motivazioni della sentenza, avrebbe potuto essere diagnosticata, ma non lo fu per un errore del medico sportivo, che tralasciò di effettuare alcuni esami violando i protocolli sanitari previsti.

Galanti, all’epoca dei fatti direttore sanitario del centro di medicina dello sport di Careggi a Firenze, avrebbe commesso «un errore diagnostico» decidendo di non effettuare ulteriori controlli nonostante le extrasistolia ventricolare emersa ripetutamente durante le prove da sforzo annuali a cui veniva sottoposto il capitano della Fiorentina. La presenza dell’extrasistolia avrebbe dovuto indurre a effettuare un Ecg holtel 24 ore. L’esame, sostengono i periti nominati dal gip, non avrebbe permesso di diagnosticare la malattia ma avrebbe consentito di rilevare ulteriori anomalie che avrebbero portato alla sospensione cautelativa di Astori dall’attività agonistica, e a effettuare esami di terzo livello. Sul punto però il giudice non è d’accordo: «I periti – afferma – hanno aggiunto che la sospensione dell’attività sportiva avrebbe sicuramente rallentato la progressione della malattia, comunque non avrebbe escluso con certezza l’arresto cardiaco». «Tale argomentazione – sostiene il giudice – non appare condivisibile. Una corretta diagnosi, effettuata all’esito di tutti i necessari accertamenti, avrebbe comportato l’installazione di un impianto di defibrillazione e ciò avrebbe escluso la morte del calciatore». Per Galanti la procura di Firenze ha chiesto anche un altro rinvio a giudizio nell’ambito di un’inchiesta bis nata dalla morte di Astori, relativa alla presunta falsificazione di un certificato medico.

giovedì, 5 Agosto 2021 - 19:39
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