Incidente sul lavoro, 36enne precipita nel Bergamasco e muore. Terza vittima in 48 ore. Landini: «Patente alle aziende»

Ambulanza

Aveva 36 anni l’operaio morto oggi a San Paolo D’Argon, in provincia di Bergamo, mentre stava lavorano nell’azienda Toora Casting che produce componenti di alluminio. Secondo quanto comunica Areu (l’Agenzia regionale emergenza urgenza), l’uomo è precipitato da un’altezza di 8 metri ed è deceduto sul colpo. Le cause sono ancora da accertare: le indagini sono affidate ai carabinieri di Trescore. Sempre nella Bergamasca, come riporta l’Eco di Bergamo, vi è stato un altro incidente sul lavoro: un camionista di 49 anni è rimasto ferito in maniera grave mentre sversava del liquido dalla cisterna del suo mezzo. E’ successo poco dopo le 10.30 in un’azienda in via Europa, a Casnigo, nella Bergamasca.

Nelle ultime 48 ore si sono registrati altri due decessi sul lavoro. Ieri a San Giovanni Rotondo, nel Foggiano, un operaio di 47 anni è morto dopo essere rimasto schiacciato da una lastra di calcestruzzo. Il cantiere è in località Le Matine. Dalla prima ricostruzione, sembra che la lastra di calcestruzzo sia caduta da una pala meccanica guidata da un collega. Domenica, sempre a San Giovanni Rotondo, è morto un giovanissimo guardiacaccia, di 18 anni, in Valtellina scivolando in un dirupo.

Il tema delle morti sul lavoro, troppo spesso ignorato dalla politica, entra adesso a fare parte dell’agenda di governo. Il Movimento Cinque Stelle spinge per l’istituzione di una procura nazionale per i reati su igiene e sicurezza sul lavoro. «Speriamo di riuscire a settembre a calendarizzare in commissione la proposta di istituire la Procura nazionale per i reati su igiene e sicurezza sul lavoro. Ho lanciato un appello a tutte le parti sociali di sostenere questo ddl perché è importante. Anche in questa ampia maggioranza ci sono temi che non possono rappresentare bandierine politiche», ha spiegato la senatrice cinquestelle Susy Matrisciano, presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intervistata dal Fatto Quotidiano dopo gli ennesimi incidenti mortali sul lavoro.

«La proposta, che porta la prima firma del senatore Iunio Valerio Romano e la mia come seconda – spiega la senatrice – la stiamo spingendo perché pensiamo sia necessaria. Il messaggio che deve passare è che la sicurezza non deve essere considerata un costo, ma un investimento: se i cantieri sono sicuri prima di tutto non muoiono le persone, ma questo fa bene anche all’azienda. Noi come Movimento Cinque Stelle abbiamo portato avanti il concetto per cui la sicurezza deve essere una cultura. Formazione e informazione, queste due cose non devono mancare. La sanzione in sé serve, ma anche il controllo ispettivo non va visto come solo un rischio di essere puniti, ma anche come un accompagnamento verso il comportamento corretto».

Dà il suo benestare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Questa è la direzione tracciata dalla proposta del MoVimento 5 Stelle. Sostenere questo testo e cercare di calendarizzarlo al più presto significa affrontare concretamente un tema di primaria importanza. La cultura dell’investimento sulla sicurezza rappresenta una forma di tutela del lavoratore, ma e’ anche un modo per innalzare gli standard delle nostre aziende. Questo è il passo da fare ora, remando tutti nella stessa direzione».
Richieste di interventi urgenti per fermare la strage sui posti di lavoro arrivano anche dai sindacati.

«E’ il momento di fare investimenti seri – ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervistato da Radio Anch’io Rai – Occorre non considerare la salute e la sicurezza sul lavoro un costo ma un investimento e bisogna agire sulla prevenzione. Questo significa ridurre la precarietà, formare i lavoratori e anche a chi deve dirigere le imprese». Landini ha dunque lanciato l’idea di una «patente a punti affinché le aziende dove ci sono troppi incidenti non continuino a partecipare alle gare». Chiede «un cambio di rotta, un salto di qualità» il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, secondo cui dati sugli infortuni e morti sul lavoro «impongono assolutamente di lavorare tutti assieme affinché il lavoro non diventi causa di morte».

«E’ indegno, indecoroso quello che succede, non si può continuare a morire sul lavoro», ha aggiunto Bettoni. Bettoni ha ricordato che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e giugno 2021 sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale (-5,6%).

martedì, 10 Agosto 2021 - 13:59
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