Lombardia, mascherine-pannolino: atti alla Corte dei Conti. I consulenti del pm: «Fatte male e inutilizzabili»

Attilio Fontana

E’ stato forse uno dei momenti più bassi nella gestione dell’emergenza pandemica da parte della Regione Lombardia. Quella fornitura di mascherine chirurgiche che furono subito rinominate “mascherine -pannolino” dalla stampa per la loro improbabile fattura che le rendeva grottescamente simili a pannolini per neonati e che effettivamente erano state prodotte da una ex ditta di pannolini. Ma non si trattava solo di una questione estetica: quei dispositivi di protezione di naso e bocca destinati ai sanitari degli ospedali lombardi erano anche inutilizzabili perché non riuscivano a coprire il naso e, se si portavano gli occhiali, risultavano assolutamente inutili perché non si fissavano sul volto.

Leggi anche / Coronavirus, inchiesta sulle mascherine-pannolino commissionate dalla Regione Lombardia: verifiche su costi e utilità

L’immagine del governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana, che mostrava orgoglioso le mascherine-pannolino e le indossava a favore di telecamera mettendo inconsapevolmente in evidenza la loro cattiva fattura, hanno fatto il giro del web tra prese in giro e polemiche. A un anno da quell’episodio, è stata pure aperta un’inchiesta della Procura di Milano perché il caso dei buffi dispositivi lombardi si è trasformato anche in inchiesta giudiziaria.

Leggi anche / Covid in Lombardia, Fontana a rischio processo per il ‘caso camici’. I pm: «Interesse e convenienza personali»

La Procura della Repubblica di Milano ha infine chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, senza però lesinare critiche alla fornitura e inviando gli atti alla Procura generale presso la Corte dei Conti affinché indaghi su un eventuale danno erariale; questo perché i pezzi acquistati dalla Regione furono 18 milioni ma solo la metà furono usati proprio perché non erano pratici per i sanitari. In particolare, come riportato dal Corriere della Sera, i consulenti tecnici nominati dal pm hanno sottolineato come «il disegno a bandana (delle mascherine ndr), e la mancanza di un supporto sagomabile ad appoggiare il naso, inficiavano la tenuta superiore dell’aria e rendevano pressoché impossibile l’utilizzo per chi portava gli occhiali»

«Fallimentare risultato dell’investimento di denaro pubblico» scrivono i magistrati milanesi che ora chiedono di indagare sul possibile danno economico. Dal punto di vista penale, però, gli inquirenti non hanno rilevato alcun reato nella vicenda, motivo per cui hannorichiesto l’archiviazione dell’inchiesta.

La partita di 18 milioni di mascherine, al prezzo di 45 centesimi l’una per totale di 8,1 milioni più Iva, fu commissionata il 26 marzo 2020, come scrive il pm nella richiesta di archiviazione citata dal Corriere, dalla centrale acquisti regionale Aria spa (allora guidata da Filippo Bongiovanni) alla società Fippi spa di Rho «in seguito alleindicazioni impartite da Regione Lombardia».

lunedì, 16 Agosto 2021 - 11:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA