Una decina di poliziotti in divisa, alcuni in piedi, altri seduti su un muretto basso davanti a un giardinetto. In mano, hanno dei panini perché lì fuori stanno consumando il loro pranzo. La foto è stata pubblicata dal sindacato della polizia Fsp di Milano e ritrae quegli agenti che, sprovvisti di Green Pass perché per motivi diversi non vaccinati, non hanno potuto consumare il pranzo in mensa. In base a una Faq pubblicata sul sito del Ministero della Salute, infatti, per le mense aziendali (comprese quelle delle forze dell’ordine) valgono le stesse regole imposte dal 6 agosto per la ristorazione: non si consuma al chiuso in assenza di certificazione verde.
«Se chi ci rappresenta in seno a questo Governo – scrivono in un post che fa da didascalia alla foto i rappresentanti di Fsp Milano – non ha la forza di fare comprendere la diversità del servizio che si svolge per la collettività e le dirette esigenze a questo connesse, allora bisogna alzare la voce!!! Chiediamo l’immediata sospensione dell’efficacia della “circolare” … Siamo Poliziotti e non animali (con tanto di rispetto per gli animali)».
Monta dunque la polemica sulla circolare che vieta l’accesso alla mensa per chi non è munito di Green Pass. Una polemica che non riguarda solo le forze dell’ordine ma le aziende in generale. Con una nota congiunta Fim Fiom e Uilm hanno contestato la circolare soprattutto per la «incertezza» delle recenti disposizioni governative.
«Le mense sono un luogo di lavoro e sono tutelate dai contratti di lavoro – sottolineano le tute blu di Cgil, Cisl e Uil – Si leggono comunicati aziendali che impongono o lasciano imporre alle aziende che somministrano cibo nelle mense – sulla scorta di una faq governativa, che non ha valore legislativo – la messa in discussione dell’accesso alle mense per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Fim Fiom e Uilm condividono l’obiettivo di completare la campagna vaccinale e di continuare a garantire sicurezza nei luoghi di lavoro ma ritengono queste iniziative in contrasto con lo spirito di confronto e partecipazione che durante la prima fase della pandemia ha determinato la scrittura di protocolli nazionali e aziendali utili a ridurre il rischio di contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro. Il diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – sottolineano – è imprescindibile; pertanto è necessario continuare a far applicare in modo serio e rigoroso i protocolli esistenti a partire dal distanziamento, l’uso dei dispositivi di protezione e tracciamento. In osservanza dell’indirizzo della comunità scientifica, ma in assenza di provvedimenti legislativi, Fim Fiom e Uilm promuovono una campagna di informazione sulla necessità della vaccinazione per contrastare la pandemia e chiedono l’apertura di un confronto sulle modalità per sostenere e perseguire questo obiettivo con imprese e governo». «Riteniamo inaccettabile la mancanza di chiarezza normativa e la confusione generata dalla comunicazione governativa in assenza di provvedimenti chiari, con il rischio di generare contenziosi, discriminazioni, differenze di trattamento su materie così delicate. Alle iniziative unilaterali delle imprese – concludono i sindacati – rispondiamo con la contrattazione e con la richiesta di convocare i comitati Covid in ogni azienda, perché non possono essere messi in contrapposizione i diritti ma bisogna trovare soluzioni che riducano al minimo possibile i rischi sui luoghi di lavoro. Il costante tracciamento attraverso i tamponi a carico delle aziende per i lavoratori garantisce il green pass. Per combattere la pandemia abbiamo bisogno di responsabilità collettive e individuali, ma anche di soluzioni che non dividano e discriminino i lavoratori in azienda. Ora è il momento della chiarezza verso le lavoratrici e i lavoratori, il Governo agisca subito prima che la situazione diventi incontrollabile».
mercoledì, 18 Agosto 2021 - 10:50
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