Prima di spedire un atto di accertamento fiscale l’Agenzia delle Entrate dovrà ascoltare il contribuente valutando se ci siano elementi sua discolpa prima di avanzare pretese fiscali. Questa che è una vera e propria rivoluzione nei rapporti tra Fisco italiano e cittadino contribuente è contenuto in due commi inseriti nel testo delle proposte di riforma del processo tributario messe in piedi dalla Commissione interministeriale per la riforma della Giustizia Tributaria. Questi gli articoli decisivi: «Il contribuente ha diritto di partecipare al procedimento amministrativo diretto alla emissione di un atto di accertamento o di riscossione dei tributi», «L’atto emesso in violazione del comma precedente è nullo».
Si tratta di una riforma vera e propria, sebbene cristallizzata in poche righe, e che va tutta a favore del contribuente. La sua finalità è quella di sgravare il carico di contenzioso tributario tra Fisco e cittadini consentendo a questi ultimi di difendersi già prima che diventino definitivi l’atto di accertamento o riscossione. In questo modo, secondo le motivazioni di chi ha messo nero su bianco i commi, i contenziosi dovrebbero ridursi.
Si tratta peraltro di una condizione, quella del Fisco che deve prima ascoltare il contribuente, che è già presente nel nostro ordinamento dal 1997, ma la legge che lo conteneva è rimasta lettera morta perché dà essa stessa una scappatoia al Fisco. Stabilisce infatti che il contraddittorio non è necessario se l’accertamento è parziale, dunque è sempre stata ‘aggirata’ qualificando ogni accertamento come parziale così evitando il confronto.
giovedì, 19 Agosto 2021 - 09:43
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