Il Partito democratico? «Un marchio tossico». Lo diceva appena cinque mesi fa, Mattia Santori, leader delle Sardine che nei giorni scorsi ha annunciato che si candiderà proprio nel Pd per sostenere la candidatura a sindaco di Matteo Lepore, anche lui Dem.
E’ sicuramente il caso politico dell’estate quello della Sardina che prima contestava il partito (dal quale i maligni dicevano in verità fosse manovrato quando esplose il movimento) e che pochi mesi dopo sotterra l’ascia dell’attivismo svincolato da padroni politici per candidarsi con quello stesso grande partito. Una scelta che ha messo in evidente imbarazzo le altre “6000 Sardine” che con lui, nel 2019, manifestarono a Bologna contro Matteo Salvini dando inizio alla loro avventura caratterizzata da tante entusiastiche ‘recensioni’ ricevute proprio da molti piddini, da qualche imbarazzante gaffe e dai flop incasellati nelle manifestazioni organizzate al Sud. A leggere i commenti sotto al post pubblicato sulla pagina personale (appena creata) e quella delle Sardine, la decisione di buttarsi in politica ha deluso non pochi che stanno esprimendo dissenso anche a colpi di sarcastiche battute.
Oggi Mattia Santori dunque sveste i panni di enfant terrible della sinistra (in verità poco enfant, essando nato nel 1987) e indossa quello di candidato a consigliere comunale. Lontani i tempi in cui manifestava sotto la sede del Nazareno e comunicava che «le Sardine hanno il vantaggio di restituirmi la fotografia di quei cittadini che seguono la politica ma non sono iscritti a un partito. Ieri abbiamo fatto una assemblea con 170 persone e quel che emerge è questo: lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti». Adesso è lui a fare ingresso in quel regno dei morti e lo fa presentando il suo programma di intenti che ha già scatenato l’ironia degli implacabili commentatori del web. Perché tra i primi punti del suo programma c’è la creazione di uno «stadio del frisbee», il primo a Bologna. Proprio così: uno stadio del frisbee tra le priorità del candidato Santori. Il proclama di intenti poi continua con una serie di obiettivi realistici e meno in cui manca solo la tanto cara “pace nel mondo”.
«Candidarsi non è forse la più alta forma di mobilitazione politica? – si giustifica in un certo senso Santori stesso – Ecco che allora non si tratta di entrare nel Pd o in altri partiti, significa dare il proprio contributo alla coalizione guidata da Matteo Lepore, una coalizione che il 4 ottobre vuole vincere con un ampio margine per dare una sveglia al centrosinistra nazionale e dal 5 ottobre vuole dimostrare cosa significa amministrare quella che mira ad essere la città più progressista d’Italia». Insomma, Parigi val bene una candidatura sotto un «marchio tossico» e un ingresso nel regno dei morti. Sempre però sotto l’egida delle Sardine, ai cui simpatizzanti chiede di «metterci la faccia» e impegnarsi.
E nel Pd? Come hanno reagito a questa notizia? C’è chi, come Marcucci, gli dà il benvenuto invitando però qualcuno a «insegnare l’educazione» a Santori. E c’è chi, come Alessandro Alfieri (Base riformista) lo invita a dialogare con tutte le correnti del partito, senza fare «liste di buoni e cattivi».
Ma dalle parti del centrosinistra c’è poi Carlo Calenda (Azione) che invece non le manda a dire: «Mattia Santori- dice – è un ragazzotto senza arte né parte».
lunedì, 23 Agosto 2021 - 10:38
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