Vanessa, polemica sulla scarcerazione del suo assassino. Il capo dei Gip catanesi difende il giudice: «Agito secondo legge»

Vanessa Zappalà

La storia di Vanessa Zappalà scuote l’opinione pubblica e riporta sotto i riflettori il dibattito sulla certezza delle misure applicate agli stalker. Vanessa, 26 anni, aveva avuto una relazione sentimentale con l’uomo che l’ha poi uccisa con sette colpi di pistola, Antonino Tony Sciuto, 38 anni. Una relazione complicata, sfociata in violenze da parte dell’uomo che l’avevano infine indotta a lasciarlo. Una scelta che la ventiseienne del Catanese, dipendente di un panificio, ha pagato con la vita nonostante l’avesse denunciato. Una denuncia dettagliata: ai carabinieri la donna aveva raccontato nel dettaglio tutte le volte che l’ex fidanzato si era appostato sotto casa sua. Ma c’era anche altro, come ha raccontato poi il padre Carmelo: Sciuto aveva installato un Gps nell’auto di Vanessa Zappalà; aveva fatto un doppione delle chiavi per ascoltare le sue conversazioni tra le mura domestiche da un sottotetto; l’aveva minacciata apertamente, ance di morte, dinanzi a testimoni. La Procura di Catania, grazie anche al lavoro dei carabinieri, aveva ritenuto che ci fossero i motivi per arrestare il venditore di auto. Un arresto per stalking, da scontare ai domiciliari. Era l’8 giugno, pochi giorni dopo il gip di Catania dispone ‘solo’ il divieto di avvicinamento a 300 metri, ritenendola sufficiente.

E’ proprio questa decisione a scatenare polemiche. Ma il capo dell’ufficio Gip del Tribunale di Catania stoppa ogni speculazione difendendo il collega. «Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega -spiega all’agenzia Ansa –  ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto».

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Nunzio Sarpietro difende dunque l’operato del collega Andrea Filippo Castronuovo,  che ha disposto il divieto di avvicinamento alla vittima osservando, tra l’altro, che l’indagato non aveva precedenti penali recenti e specifici. «E’ difficile controllare tutti gli stalker – dice ancora Sarpietro all’Ansa –  noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili».

Resta comunque il problema, enorme, di riuscire a difendere le vittime sempre e in qualunque circostanza, anche quando in un rapporto burrascoso una ragazza di 26 anni decide di riavvicinarsi all’ex violento, magari con la speranza di redimerlo. Circostanze che non possono attenuare la gravità del comportamento dello stalker. Carmelo Zuccato, capo della procura catanese, suggerisce ad esempio «centri di riabilitazione con l’obbligo di frequentazione per monitorare gli stalker e tentare, nei limiti del possibile, di recuperarli dai loro disturbi alcuni dei quali legati a problemi culturali e caratteriali».

mercoledì, 25 Agosto 2021 - 12:56
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