Maresca e la sfida più importante: convincere gli esclusi a tirare ancora la sua volata per Palazzo San Giacomo

Catello Maresca in una foto pubblicata sulla sua fanpage Fb "Catello Maresca"

Il disastro è sotto gli occhi di tutti. Non solo in termini di mera contabilità di liste e voti, vista la perdita (a meno di stravolgimenti dinanzi al Consiglio di Stato) di quattro liste su undici, ma di credibilità sia di Catello Maresca, trovatosi invischiato in questa situazione imbarazzante, sia del centrodestra e di quanti avevano puntato sulle civiche a suo sostegno. 

Una coalizione devastata dall’esito del ricorso al Tar per la riammissione delle compagini e da tutto quello che c’è stato prima. I litigi, addirittura le aggressioni fisiche, i tiepidi endorsment di Salvini e Meloni quando la candidatura di Maresca non era ancora ufficiale, le uscite anti-partiti dello stesso candidato sindaco, che hanno minato un rapporto già complicato. Al primo traguardo, quello della presentazione delle candidature, ovvero una tappa meramente burocratica, il suo gruppo è arrivato già a pezzi e la decisione della commissione elettorale prima e del Tar Campania dopo ha dato un ulteriore scossone. Davanti, adesso, Maresca ha meno di un mese per cercare di ricucire una tela completamente strappata. 

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Questa mattina al Teatro Troisi di Fuorigrotta il magistrato in aspettativa dirà la sua. Ha convocato una conferenza stampa durante la quale dovrà giocoforza spiegare cosa è andato storto e cosa accadrà da oggi fino al 3 ottobre. 

Cosa è andato storto. Ieri, a caldo, Maresca ha rilasciato delle dichiarazioni durissime e che hanno suscitato reazioni polemiche. Ha parlato di «morte della democrazia», di «scandalosa decisione politica», di «esproprio della sovranità popolare»; dichiarazioni che sembrano cozzare con il ruolo ricoperto fino a prima di mettersi in aspettativa e scendere nell’agone politico e che hanno scatenato la reazione quasi ironica di Gaetano Manfredi. 

Avrà modo, certamente, di dare sostanza a espressioni tanto esplosive ma Maresca dovrà anche dire altro. Ovvero spiegare che fine farà l’alleanza di centrodestra, e come rimetterà in piedi, almeno a livello di raccolta di consensi, il suo sostegno civico fino a ieri composto dalle due formazioni escluse; come recupererà i voti andati in fumo con la ‘scomparsa’ di centinaia di candidati nelle civiche a lui collegato, come sanerà il vulnus della caduta delle candidature anche nella Municipalità. 

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E’ una questione di sopravvivenza, per l’ex pm. Riuscire a dare un colpo di spugna a quanto appena deciso dal Tar, in attesa di un eventuale provvedimento favorevole in secondo grado, e ridare comunque slancio a quella che diventa ora la sua battaglia principale: non disperdere il bacino di consensi che aveva messo comunque in cassaforte componendo la sua coalizione; coinvolgere i candidati esclusi, valorizzare quelli che ci sono, magari convincendogli ‘eliminati’ a convogliare sui ‘sopravvissuti’ il proprio patrimonio di preferenze. 

La sfida di Maresca da oggi, a ben guardare, è questa: tenere alto l’umore della truppa, visto il clima di generale scoramento che da ieri si respira in ‘casa’ sua, e soprattutto non perdere l’appoggio dei candidati forti. Parliamo di ‘macchine’ di consenso come l’avvocato Ferruccio Fiorito, o di Pietro Diodato, transfuga “per ripicca” nelle liste di Maresca e oggi scomparso dalla mappa delle candidature. Ma i nomi sono anche altri, personalità che non potranno entrare in Consiglio Comunale e che, ci si chiede adesso, chissà se vorranno comunque dall’esterno continuare ad appoggiare il percorso di Maresca. 

Un discorso di primaria importanza, esteso anche alle Municipalità dove la compagine è quasi completamente sguarnita. Un discorso da imbastire subito con chi lo sostiene, partiti compresi, se il magistrato intende arrivare al secondo traguardo, quello decisivo, con la certezza quantomeno di non fare flop. 

martedì, 14 Settembre 2021 - 09:54
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