Due evasioni in un giorno dai carceri di Bari e Genova, la richiesta dei sindacati al premier Draghi: «Commissariare il Dap»

Carcere

Due detenuti evasi in poche ore da due case circondariali, quelle di Bari e di Genova. L’evaso di Genova è stato ripreso dalle forze dell’ordine nella stessa serata di ieri, il secondo è tuttora ricercato; entrambi sono scappati mentre stavano effettuando visite in ospedale

Si tratta di fatti di «inaudita gravità» denuncia il sindacato della polizia penitenziaria Sappe che chiede al premier Mario Draghi di commissariare il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in quanto «i suoi vertici continuano a sbagliare tutto».  In particolare per lo «scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che vede sempre maggiori ricorsi a visite in strutture ospedaliere esterne nonostante buona parte delle carceri abbiano Centri diagnostici terapeutici ed infermerie all’altezza».    

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Il sindacato giudica anche «grave» il fatto che il personale impegnato nelle ricerche dei detenuti che evadono «non possa disporre del prezioso ausilio delle Centrali Operative Regionali che sono state assurdamente soppresse, sempre nella logica di depotenziare» la polizia penitenziaria. E sottolinea ancora una volta «le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano giornalmente le unità di

Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti: agenti sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese». Un elenco di doglianze a cui si aggiunge la situazione «terrificante» delle carceri dal punto di vista sanitario, con «almeno 2 detenuti su 3 malati» e il 48% con patologie infettive. 

«Non resta che consegnare le chiavi dei nostri penitenziari direttamente ai detenuti». È invece il commento provocatorio del segretario generale del S.pp. Aldo Di Giacomo che aggiunge: «Le carceri sono diventati alberghi dove non solo è consentito soggiornare quanto più comodamente possibile, con il cellulare per parlare con l’esterno e magari con il vitto per i boss da ristorante gourmet, ma uscire con facilità. Il sistema escogitato è quello di far ricorso ad una struttura ospedaliera esterna in modo da rendere più semplice la fuga con il personale di guardia che non riesce per carenza di uomini e soprattutto di mezzi e strumenti ad assicurare la vigilanza. È il caso di ricordare le fughe direttamente dalle mura di cinta del carcere per rendersi conto che non siamo di fronte al copione di uno dei tanti film che raccontano evasioni spettacolari e romanzate ma siamo di fronte ad un’amara realtà». 

Nello specifico dei casi di Bari e Genova – continua Di Giacomo – è il sistema di assistenza sanitario all’interno dei nostri penitenziari, fortemente inadeguato a dare risposte efficaci ad una popolazione carceraria che registra un incremento di patologie pregresse e che vede un numero elevato di tossicodipendenti, malati psichici, cronici, a fornire l’alibi perfetto per uscire dalle celle ed essere curati fuori. Sono questi – dice il segretario del S.pp. – i problemi veri del sistema penitenziario che vanno affrontati senza spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, come è accaduto dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, sul personale mettendolo alla gogna perché paghi per tutti i veri responsabili

martedì, 28 Settembre 2021 - 09:06
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