Il caso Morisi, le ‘Bestie’ dei social e la grande lezione di vita di Lapo Elkann

Luca Morisi

Parla di «schifezza mediatica» Matteo Salvini, riferendosi alla gogna social cui da ventiquattro ore è sottoposto suo malgrado Luca Morisi; Morisi è il suo ex guru della comunicazione, l’inventore della “Bestia” ovvero la macchina da post che ha praticamente creato il personaggio social di Salvini, che va oltre quello politico ormai attivo da più di venti anni, e che è incappato in un’indagine per droga. Durante una perquisizione nella sua abitazione, la polizia avrebbe trovato alcune dosi di cocaina e per questo è stato indagato dalla Procura di Verona per cessione di droga. 

Una vicenda che non poteva non guadagnarsi le prime pagine dei giornali e il fiume di commenti da parte soprattutto dei detrattori di Morisi, di Salvini, del Carroccio. Particolarmente feroci le critiche di chi invoca il karma: la tecnica comunicativa di Morisi è conosciuta ed è quella che ha portato in alto il suo principale “cliente”. Consiste nell’umanizzare il personaggio facendolo passare come ciascuno di noi (goloso, affezionato alla sua famiglia, semplice) e ricorrere ai temi sociali che prendono alla ‘pancia’ della società italiana: l’immigrazione (clandestina e non), gli italiani che soffrono la povertà, i reati come lo spaccio di droga che sono non solo crimini ma anche asticelle della (in)vivibilità di un quartiere. Celebre, del resto, è rimasta la ‘citofonata’ di Salvini all’abitazione di una famiglia di incensurati di origine straniera nel popolare quartiere del Pilastro a Bologna. Salvini batteva l’Emilia Romagna per le elezioni regionali, Morisi si inventò la gag del citofono che finì sui media di tutta Europa. Una trovata comunicativa che, inutile dirlo, ora si ritorce contro il suo inventore e il suo ‘esecutore’ dopo la brutta vicenda in cui l’ex guru è incappato. 

Karma, dicevamo. Morisi subisce la gogna che ha promosso a stile di comunicazione. E qualcuno, molti, gongolano. In verità però, nulla c’è da essere soddisfatti. Chi da sempre contesta e attacca la comunicazione del Carroccio (e quella identica di Fratelli d’Italia), perde coerenza nel sottoporre Luca Morisi allo stesso trattamento ‘bestiale’. Non è una gara di bestialità, né una sfida a chi citofona prima alla porta del cattivo gusto. Anche nel caso di Morisi, come in quello dell’immigrato con problemi psichici che si denuda per strada, c’è il diritto della persona a non essere messo alla gogna e trasformato nel bersaglio senza alcuna difesa delle invettive di leoni di tastiera. 

Morisi pare avesse della droga in casa, ha detto di essere dispiaciuto, ha rassegnato le dimissioni tre giorni prima che scoppiasse il caso, si è defilato. Lui, come il migrante appena sbarcato esausto dalla Libia, ha diritto che si rispetti la sua vicenda personale o non la si trasformi nella grancassa del proprio livore politico. 

In questo senso un grande insegnamento arriva proprio da chi non te lo aspetti, quel Lapo Elkann, discendente della dinastia degli Agnelli incappato in controverse vicende negli scorsi anni, preso di mira dallo stesso Salvini. «Una volta Salvini per attaccarmi disse che facevo ‘dichiarazioni stupefacenti’ e poi venni travolto sui social – scrive su Twitter –  Mi piacerebbe che oggi non accadesse a lui ed i suoi collaboratori lo stesso. L’odio genera odio. Nessuno di noi è Maestro, siamo tutti peccatori. ‘Si ma loro…’. Non giustifica nulla. Ed i giornali che mettono la notizia come apertura sono pastori della discordia. E chi oggi grida vendetta non è diverso da chi disprezza. Esistono le leggi e poi esiste la pietà. Solo un cuore infelice si nutre dei problemi altrui».

martedì, 28 Settembre 2021 - 09:51
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