Martina Rossi, verso la sentenza. E il pg incalza: «Non fu suicidio, fuggì da un tentato stupro. Condannare gli imputati»

martina rossi
Martina Rossi, la studentessa 20enne di Genova morta il 3 agosto 2011 precipitando da un balcone di un hotel di Palma di Maiorca in Spagna

Fuori il Tribunale di Firenze il sit-in del collettivo femminista ‘Non una di meno’, dentro la Corte di Cassazione a Roma l’udienza conclusiva del processo sulla sorte toccata a Martina Rossi 10 anni fa in Spagna. Il sostituto procuratore generale Elisabetta Ceniccola ha chiesto agli ermellini di respingere i ricorsi presentati dagli imputati e di confermare la condanna disposta in secondo grado. Tradotto in numeri, il pg ha chiesto di condannare a 3 anni sia Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, imputati per tentata violenza sessuale di gruppo. Secondo la ricostruzione accusatoria, la giovane Martina morì nel tentativo di sfuggire a uno stupro: la 20enne era a Palma de Majorca in compagnia di amiche quando la sera del 3 agosto del 2011 perse la vita.

«Quello di Martina Rossi non fu un suicidio» ma «il tentativo di fuggire a una violenza di gruppo», ha spiegato il pg. La requisitoria si è soffermata in particolare sulla qualificazione del reato, 609 octies, violenza sessuale di gruppo e non in concorso, dalla quale dipendono anche i termini di prescrizione (quello di morte per conseguenza di altro reato è già prescritto ed è uscita dal processo). Per il pg è giusta la ricostruzione che vede «la compresenza» dei due imputati nella stanza d’albergo di Palma di Maiorca, che «ha influito negativamente» sulla reazione di Martina, «che si è sentita maggior ragione in uno stato di soggezione e impossibilitata a difendersi». Motivo per cui la ragazza avrebbe scelto una via di fuga «più difficile», che la metteva in pericolo e non di uscire dalla porta: scavalca la balaustra «ma non si getta con intento suicidiario».

Il pg ha ricordato, inoltre, che «Martina non aveva i pantaloncini, che indossava, e non sono più stati ritrovati. Per la Corte d’appello – ha sottolineato – era illogico che la ragazza girasse in albergo senza pantaloncini e senza ciabatte». Altri elementi evidenziati dal pg sono alcune lesioni sul corpo di Martina oltre a quelle riconducibili alla caduta dal terrazzo e i graffi di Albertoni, uno dei due imputati.

All’esterno del Tribunale di Firenze si è tenuto un sit-in del collettivo femminista ‘Non una di meno’ che chiede ‘verità e giustizia’ sulla morte di Martina. «Siamo qui – spiega Zoe del collettivo Nudm – perché è ottobre 2021 e ormai tutti i reati rischiano di andare in prescrizione, oggi è l’ultima occasione per chiedere giustizia. È stato stupro, non è stato suicidio: i due uomini devono pagarla». «Sappiamo che la pena è stata dimezzata – sottolinea Zoe – ma a noi non interessano le manette, la Cassazione dovrebbe ascoltare la voce delle donne e garantire una sentenza giusta e rispettosa dei nostri diritti».

giovedì, 7 Ottobre 2021 - 16:50
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