Le mani della camorra sugli ospedali della città. Dopo gli interessi del clan Contini sul San Giovanni Bosco, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli e la Guardia di Finanza di Napoli alzano il velo sulle ingerenze della malavita organizzata negli ospedali che insistono nella zona ospedaliera. E anche in questo caso, come accaduto per la struttura del rione Amicizia, viene fuori il controllo – da parte della mala – delle attività economiche che ruotano attorno agli ospedali, nonché l’agevolazione delle cure per gli affiliati. Determinanti le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, alcune delle quali risalgono nel tempo e descrivono uno spaccato assai antico.
Questa mattina 36 persone sono finite in carcere, 10 sono state poste ai domiciliari mentre per due persone è scattato il divieto di dimora in Campania. Tra i destinatari della misura spiccata dal giudice per le indagini preliminari Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli vi sono personaggi della camorra, imprenditori ma anche sindacalisti e pubblici ufficiali.
Le indagini, infatti, non hanno soltanto disvelato gli interessi della criminalità organizzata ma hanno portato alla luce anche irregolarità nelle gare d’appalto, con episodi di corruzione che legano insieme malavitosi, imprenditori e le figure proposte a sovrintendere le procedure. In alcuni casi è emerso come gli imprenditori siano scesi consapevolmente a patti con la camorra per potere lavorare. Emerso, infine, anche il ruolo di dipendenti di alcune società che in realtà svolgevano ‘servizi’ per conto della camorra come segnalatori di nuovi lavori che si svolgevano all’interno degli ospedali e sui quali si potevano allungare i tentacoli.
Sul fronte della criminalità organizzata, l’inchiesta ha colpito il gruppo vomerese dei Cimmino che gli inquirenti considerano una sorta di grandi riscossori di tangenti, negli ospedali, per conto dei Licciardi e dunque dell’Alleanza di Secondigliano. A tal proposito i provvedimenti restrittivi hanno interessato lo storico boss, detenuto da un pezzo, Luigi Cimmino e il figlio Franco Diego, nonché Andrea Basile (che è stato a lungo reggente del sodalizio durante la detenzione di Cimmino) e Giovanni Caruson. Ed è proprio Basile che in qualche modo diventa il centro dal quale si è dipanata la vicenda: coinvolto in un altro filone d’inchiesta, quello sulla Sma, Basile è stato accusato da un imprenditore accusato di corruzione in quell’indagine di avere preteso il pagamento di un’estorsione da 20mila euro. Approfondendo quest’ultimo aspetto, la Finanza ha aperto uno squarcio nell’infiltrazione del clan del Vomero negli ospedali della zona ospedaliera, mettendo così un punto ad attività illecite che andrebbero avanti da decenni.
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Sul fronte, invece, di operatori di attività economiche collegate agli ospedali sono rimasti coinvolti nell’inchiesta Marco Salvati, titolare della cooperativa ‘Croce San Pio’ che si occupa delle ambulanze. Il nome di Salvati non è nuovo alle cronache: l’uomo fu accusato di partecipazione al duplice omicidio del ras del clan Stabile Salvatore Manzo e del suo fedelissimo Giuseppe D’Amico, uccisi anni nel cosiddetto ‘agguato dell’ambulanza’ che si consumò in due fasi (una in Tangenziale). Salvati fu poi assolto da ogni accusa. Nell’inchiesta odierna sono rimasti coinvolti anche Raffaele Sacco classe 1968, Raffaele Sacco classe 1978 e Giuseppe Sacco, tutti imprenditori che si occupano della distribuzione del cibo in ospedali.
Tra le persone coinvolte anche sindacalisti che lavorano nell’orbita del Policlinico e che – secondo la procura – avrebbero avuto il ruolo di pilotare il funzionamento delle gare d’appalto; nonché pubblici ufficiali che curano la procedura di aggiudicazione delle gare. Nei confronti dei pubblici ufficiali il giudice per le indagini preliminari ha escluso l’aggravante mafiosa ma la procura proporrà ricorso. (Seguono aggiornamenti: Indagato il marito di Licciardi, il ruolo degli imprenditori collusi | Tutti i nomi)
venerdì, 22 Ottobre 2021 - 11:51
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