C’è il reato di associazione di stampo mafioso, che disegna l’operatività del clan Cimmino, i suoi interessi criminali e la rete di alleanze che si spinge sino al comune di San Giorgio a Cremano. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli l’ha contestato a ben 21 persone, tra le quali vi sono nomi di spicco del sodalizio.
C’è poi l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mossa nei confronti di sette imprenditori e del titolare di un’associazione attiva nel settore delle ambulanze: la procura li accusa di avere contribuito «al rafforzamento e alla espansione» del clan attraverso condotte che di fatto hanno ingrossato le casse del gruppo.
E infine c’è una sfilza di reati estorsivi (tentati e consumati) che ruotano attorno sia alla vita degli ospedali sui quali il clan aveva allungato le mani sia a una serie di attività economiche come i supermercati che insistono nella zona territoriale di competenza del gruppo Cimmino.
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Sono questi i perimetri entro i quali si dipana l’inchiesta su appalti nella Sanità e camorra che stamattina è sfociata nell’emissione di 48 misure cautelari a firma del gip Claudio Marcopido: 36 persone sono state destinatarie di un provvedimento in carcere, 10 sono state colpite dagli arresti domiciliari e due sono state interessate dal divieto di dimora in Campania. Altri cinque sono indagati a piede libero: tra questi c’è Antonio Teghemie, marito della lady camorra della Masseria Cardone Maria Licciardi. A Teghemie la procura contesta di essere tra i registi dell’estorsione da 1500 euro imposta al titolare di una società aggiudicataria dell’appalto per la installazione di distributore di cibi e bevande presso il Policlinico; il reato è contestato in concorso con esponenti del clan comprese e con Gaetano Cifrone, esponente – all’epoca dei fatti contestati – del clan Lo Russo. Il gip, tuttavia, ha inteso non accogliere la richiesta di misura cautelare.
Tra gli indagati il gruppo più nutrito è rappresentato dagli esponenti del clan Cimmino-Caiazzo-Basile, che – secondo le risultanze investigative – ha esercitato per anni «il controllo illecito delle attività economiche correlate alla gestione delle strutture ospedaliere del Cardarelli, del Monaldi, del Cotugno, del Cto, dell’azienda ospedaliere universitaria Federico II» e lo ha fatto «mediane l’esercizio di sistematica pressione estensiva sulle imprese appaltatrici di beni e servizi delle suddette aziende sanitarie pubbliche, la corruzione dei pubblici ufficiali deputati alla cura delle procedure di aggiudicazione della gare di appalto di opere e servizi, il fraudolento turbamento del corso delle procedure amministrative e la falsificazione, materiale e ideologica dei vari atti».
Un contributo determinante al rafforzamento del clan – incalzano gli inquirenti – è arrivato dalla condotta di alcuni imprenditori che hanno lavorato negli ospedali, i quali – per non perdere gli appalti – sono scesi a compromessi con la criminalità organizzata, rafforzandone di fatto il potere. Nello specifico la procura contesta ad Alessandro Esposito e a Gaetano Martino (rispettivamente responsabile commerciale e amministratore unico della Bamar Italia), ai due omonimo Raffaekle Sacco (soci della Ge.Me.Arp.), a Benito Grimaldi (dipendente della Bamar), Mariangela Russo (dipendente della Capital e stretta collaboratrice dei Sacco), di avere versato «sistematicamente nelle casse del clan una percentuale fissa all’atto dell’aggiudicazione di ogni appalto per l’installazione di macchinette erogatrici di cibo e bevande ottenuto presso le strutture ospedaliere collinari cittadine, mediante condotte sistematicamente volte a turbare la regolarità delle gare di appalto, corrompere funzionari pubblici, alterare, sopprimere o modificare atti pubblici, nonché quote fisse mensili per tutta la durata dell’appalto, ricevendo a loro volta, al fine di aggiudicarsi le gare di interesse, sostegno e supporto da parte del clan vomerese, che ove necessario, si adoperava per avvicinare qualche concorrente pericoloso per indurlo a rinunciare alla gara, forniva supporto logistico alle società e instaurava legami con le pubbliche amministrazioni e con i clan egemoni su altre aree territoriali».
Marco Salvati, titolare dell’associazione “Croce San Pio” attiva nel settore delle ambulanze, è accusato di avere versato soldi al clan allo scopo di «esercitare in posizione dominante e monopolistica presso gli ospedali collinari del territorio cittadino, scoraggiando i concorrenti, nonché presso strutture ospedaliere ubicate in altre zone della città dei comuni limitrofi». Infine Giuseppe Sacco, titolare della ditta “Sacco Giuseppe srl”, è accusato di avere versato sistematicamente soldi nelle casse del clan «a seguito dell’aggiudicazione di ogni appalto per il servizio bar ottenuto presso le strutture ospedaliere nonché quote fisse mensili per tutta la durata dell’appalto, mettendo altresì a disposizione del clan i propri locali presso le strutture ospedaliere per favorire incontri tra esponenti del soldatino e i soggetti da sottoporre ad estorsione, ricevendo, a sua volta, al fine di aggiudicarsi le are di interesse e comunque di essere agevolato nella propria attività, sostegno e supporto da soggetti appartenenti al clan Cimmino-Caiazzo».
Ordinanza di custodia cautelare in carcere:
Arena Salvatore
Basile Andrea
Caruson Giovanni
Cifrone Gaetano
Cimmino Franco Diego
Cimmino Luigi
Cirella Giovanni
D’Andrea Sergio
De Cicco Massimiliano
De Luca Antonio
Desio Alessandro
Esposito Alessandro
Esposito Anna
Ferraiuolo Luigi
Fiore Eduardo
Frizziero Salvatore
Gargiulo Domenico
Grimaldi Benito
Luongo Francesco
Maione Abramo
Martino Gaetano
Napoli Giovanni
Pellecchia Salvatore
Pellino Domenico
Pone Vincenzo
Riccio Salvatore
Rigione Fabio
Russo Mariangela
Sacco Raffaele (classe 1977)
Sacco Raffaele (1968)
Salvati Marco
Simeoli Mario
Somma Rosario
Teano Andrea
Visone Luigi
Zampini Salvatore
Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari:
Di Martino Luigi
Di Popolo Anna
Fioretto Cosimo
Galano Guido
Mastantuono Luigi
Nenna Daniela
Paolino Simone
Pesce Antonio
Sacco Giuseppe
Stefanelli Gennaro
Divieto di dimora in Campania:
Brandi Ciro
Trombetta Luigi
venerdì, 22 Ottobre 2021 - 13:23
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