Lite sull’aliscafo per Procida, Sal da Vinci e Trotta a rischio processo: contestato il reato di rissa. Il cantante: «E’ assurdo»

sal da vinci
Sal da Vinci (foto tratta dalla fanpage Facebook dell'artista)

Per la lite, con tanto di botte, scoppiata a bordo di un aliscafo per via di un vassoio di dolci schiacciato da un bagaglio potrebbe esserci un processo. E sul banco degli imputati rischiano di finire anche il cantante Sal da Vinci e la conduttrice Fatima Trotta che, nelle ore calde dell’accaduto, avevano fatto ricadere la responsabilità di ogni cosa sull’uomo con il quale si era arrivati ai ferri corti.

La procura della Repubblica di Napoli ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a Sal Da Vinci, alla moglie e al figlio, a Fatima Trotta, e all’operatore ecologico dell’isola di Procida Ciro Giacchetti. Significa che la procura è intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio dei destinatari dell’atto, richiesta che sarà formalizzata non appena decorreranno i venti giorni che la legge concede agli indagati per replicare, se lo vorranno, con una richiesta di interrogatorio o con il deposito di memorie difensive,

I reati contestati sono di rissa aggravata dai futili motivi e di interruzione di pubblico servizio (l’aliscafo partì con 23 minuti di ritardo). A Sal Da Vinci, al figlio, alla moglie e alla show girl, il sostituto procuratore Luciano D’Angelo contesta anche il reato di lesioni personali in concorso nei confronti dei Giacchetti che, a causa di un trauma cranico-facciale venne giudicato guaribile in 15 giorni. Ma anche nei confronti del 58enne Giacchetti gli inquirenti ipotizzano il reato di lesioni nei confronti del cantante (colpito alla mandibola), di suo figlio (colpito al labbro) e della moglie (varie lesioni sul corpo) e della show girl (colpita agli arti inferiori). I sanitari giudicarono il cantante guaribile in 10 giorni; 7 giorni di prognosi per il figlio; 10 giorni anche per Fatima Trotta e 7 giorni di prognosi, infine, per la moglie dell’artista. E c’è anche il reato di violenza privata aggravata dai futili motivi nei confronti del 58enne, che viene contestato a Fatima Trotta e al cantante relativamente alle minacce proferite.

Il comandante dell’aliscafo, allarmato dall’accaduto, chiese l’intervento dei carabinieri. Sal Da Vinci era di ritorno da uno spettacolo al quale aveva partecipato sull’isola quando finì coinvolto nella vicenda. Successivamente pubblico’ un lungo post su Instagram per spiegare la sua versione dei fatti, come fece anche l’operatore ecologico, attraverso alcuni media.

«Trovo assurdo che mi si contesti la rissa e l’interruzione di pubblico servizio. Io sono intervenuto unicamente a difesa di Fatima, che è stata inizialmente vittima di una violenza verbale ingiustificata per un motivo futile, richiamando il signor Giacchetti (la controparte nel procedimento, ndr) ad un linguaggio più appropriato nei riguardi di una donna. Lui, senza pensarci un attimo, mi ha sferrato un pugno sulla mandibola per il solo motivo di avergli detto che si deve portare rispetto alle donne», ha commentato l’artista partenopeo Sal Da Vinci.

«A quel punto – prosegue nella sua versione dei fatti – ho schivato un secondo pugno, che ha colpito mio figlio, il quale in modo istintivo si è difeso. Con questo non giustifico mio figlio – che, in qualche modo, essendo giovane ha reagito all’aggressione – e neanche la violenza; non vi è assolutamente un’interruzione del pubblico servizio e questo lo dimostreremo al pm quando avrò il piacere di essere ascoltato. Ho immensa fiducia nella giustizia, che sono certo saprà distinguere le posizioni senza accomunarci indistintamente in una rissa, che è consistita in un’aggressione unilaterale di cui siamo stati vittime: chiederò di essere sentito dal pm, producendo un filmato e indicando i testimoni. Le nostre lesioni sono ampiamente documentate e repertate, al contrario di quelle di Giacchetti che si basano sostanzialmente, così come le parole che gli avremmo proferito, solo su ciò che lui asserisce»

martedì, 26 Ottobre 2021 - 16:26
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