Il garbuglio di Verbania, il Riesame dà ragione alla Procura: giusti gli arresti per la strage del Mottarone

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La cabina della funivia che collega Stresa-Alpino-Mottarone schiantatasi al suolo

Era giusto disporre gli arresti per i due indagati per la sciagura della Funivia del Mottarone. Lo stabilisce il Tribunale del Riesame che, sposando la linea tenuta dalla Procura di Verbania, accetta la custodia cautelare per Luigi Nerini, gestore dell’impianto, ed Enrico Perocchio, direttore di esercizio. Entrambi erano stati scarcerati per “mancanza di gravi indizi” dal gip Donatella Banci Buonamici – dopo un’infuocata udienza di convalida dei fermi – lo scorso 29 maggio, a pochi giorni dalla caduta della cabina 3 della funivia costata la vita a 14 persone e il ferimento del piccolo Eitan. L’unico ai domiciliari era rimasto il caposervizio Gabriele Tadini. Il provvedimento del Tribunale del Riesame non è esecutivo: i due indagati possono ricorrere in Cassazione, cosa che i loro avvocati hanno già annunciato. Comunque, anche nel caso di una conferma definitiva, bisognerà probabilmente valutare se, a tanti mesi di distanza dalla tragedia, si potrà ancora parlare di esigenze cautelari, a cominciare dal pericolo di fuga e l’inquinamento dell’indagine. Nel frattempo resteranno a piede libero.

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«Da una prima sommaria lettura – commenta il legale di Perocchio, Andrea Da Prato, all’Ansa – mi sembra che ci siano delle inesattezze e degli scarti logici. Fermo restando che la decisione dei giudici va rispettata, ritengo che questa, non avendo effetti pratici, serva più che altro a calmierare la vox populi». «L’ipotesi che fin dall’inizio avevamo formulato – commenta il capo della procura di Verbania, Olimpia Bossi – ha trovato accoglimento. E’ stata riconosciuta la validità della nostra impostazione».

Questo capitolo dell’inchiesta riguarda solo un punto specifico: la presenza dei “forchettoni”, i particolari dispositivi che impediscono al freno di emergenza di scattare interrompendo la corsa di una cabina. Tadini aveva ammesso di avere ordinato al personale di lasciarli al loro posto per un problema tecnico che non si riusciva a risolvere. Proprio quel giorno, però, del tutti inaspettatamente si spezzò una fune. La giudice Banci Buonamici, alla quale il fascicolo fu poi tolto per una questione di organizzazione interna del tribunale, si disse del parere che Perocchio e Nerini non avessero responsabilità sui “forchettoni”. Il tribunale, dopo avere ricevuto nuovi atti d’indagine della procura verbana, tra cui le deposizioni e le registrazioni audio di un ex dipendente diventato un super-testimone, ha deciso diversamente, attribuendo al resoconto di Tadini “attendibilità”, “coerenza”, “ragionevolezza” e sintonia con quanto prevede la normativa di settore. Su questi punti le difese non smetteranno di dare battaglia.

venerdì, 29 Ottobre 2021 - 09:38
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