Uccisi a Ercolano, la procura accusa l’indagato: «Ha sparato 11 colpi mentre l’auto si allontanava. Voleva uccidere»

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Via Marsiglia a Ercolano, il luogo in cui sono stati uccisi Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella (foto Kontrolab)

Dice di avere scambiato Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella per due ladri, lasciando così intendere di essersi sentito in qualche modo in pericolo o di avere percepito una minaccia che ha innescato una reazione violenta. Ma nella notte del 29 ottobre, non vi è stata mai alcuna piccola circostanza che possa avere indotto il 53enne Vincenzo Palumbo a spezzare la vita di due bravi ragazzi. Ecco perché è stato formalmente incriminato per duplice omicidio aggravato.

«Dalle immagini di sistema di video sorveglianza acquisite – si legge in una nota stampa a firma del procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli – tutti i colpi sono stati esplosi mentre l’auto era in movimento e si allontanava dall’abitazione del Palumbo». Parole chiare, che sottolineano come l’uomo non avesse motivo alcuno per ritenere Pagliaro e Fusella un pericolo per la sua persona o per i beni di sua proprietà.

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Parole chiare, che invece lasciano intendere come Palumbo abbia compiuto un’azione atroce. Un’azione che si è svolta come il 53enne ha riferito: l’uomo, autotrasportatore, ha sparato dal terrazzino della sua abitazione all’indirizzo della Fiat Panda a bordo della quale si trovavano i due ragazzi di Portici.

«Entrambi gli occupanti dell’autovettura – scrivono gli inquirenti – risultano attinti mortalmente alla testa dai proiettili che hanno perforato il tetto dell’autovettura». I colpi esplosi sono stati tanti, tantissimi. Ben 11 i proiettili partiti da una Beretta calibro 40, regolarmente detenuta dal 53enne. Di questi 11 colpi sono cinque quelli che hanno colpito i due ragazzi non dando loro scampo. «La dinamica dei fatti, per il numero, la sequenza e la direzione dei colpi esplosi, così come ricostruita attraverso le indagini fin qui svolte, appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta dei giovani Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro», osservano gli inquirenti.

Una considerazione, questa, che vuole contrastare il tentativo di Palumbo di spiegare le ragioni della follia del 29 ottobre. Il 53enne ha spiegato di essere stato svegliato dal suono del sistema di allarme della propria abitazione e di avere impugnato la pistola nel timore di essere nuovamente finito nel mirino dei ladri (il 4 settembre ha subito un furto in casa a opera di ignoti). Giunto sul terrazzino di casa, Palumbo ha raccontato di avere visto un giovane in fuga all’interno della sua proprietà, il quale, alle sue parole, era fuggito a bordo della Fiat guidata da un’altra persona. La ricostruzione, tuttavia, non ha convinto la procura: «Le vittime, entrambe incensurate, non detenevano armi da fuoco o di altro genere, né strumenti atti allo scasso o per agire travisati. Nessun altro elemento risulta acquisito per ipotizzare che le vittime si trovassero in quel luogo per commettere furti o altro genere di reati contro il patrimonio o la persona».

Queste considerazioni saranno adesso sottoposte al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli che dovrà sovrintendere l’udienza di convalida del fermo: sino al giorno del confronto col gip, Palumbo resterà in carcere per effetto del decreto di fermo spiccato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli.

sabato, 30 Ottobre 2021 - 22:58
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