Quando la giustizia è ingiusta, negli Usa 2 innocenti scagionati dopo 55 anni: quanti errori sull’omicidio di Malcom X


E’ l’ennesima storia di una giustizia ingiusta. Di una giustizia che ha chiuso gli occhi su valanghe di errori pur di arrivare a una sentenza. Di condanna, ovviamente.

Dopo 55 anni, il caso dell’omicidio di Malcom X, il leader afroamericano della lotta al razzismo il cui assassinio fu uno dei più clamorosi nel XX secolo, si riapre con una svolta clamorosa: Muhammad Abdul Aziz e Khalid Islam (che all’epoca dei si chiamavano Norman 3X Butler, e Thomas 15X Johnson; i due giovani attivisti si convertirono successivamente all’Islam) sono stati scagionati e si sono visti annullare la condanna che ha segnato la loro esistenza. La notizia è arrivata dall’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, che ha lavorato al caso insieme all’organizzazione The Innocence Project, che si dedica alla lotta per la difesa delle persone condannate ma che rivendicano la propria innocenza, e allo studio dell’avvocato per i diritti civili David Shanies.

In un’intervista al New York Times, Vance ha anticipato la storia e si è scusato a nome delle forze dell’ordine. «Questi uomini non hanno ricevuto la giustizia che si meritavano. Quello che possiamo fare è riconoscere l’errore, la gravità dell’errore. Ma questo indica che le forze dell’ordine hanno spesso fallito nelle loro responsabilità».

La notizia lascia l’amaro in bocca: Islam fu rimesso in libertà nel 1987 ed è morto nel 2009. Aziz è vivo, ma questa decisione non cambierà le sorti della sua esistenza: oggi ha 83 anni. Fu scarcerato a metò degli anni Ottanta oer buona condotta.

Secondo un’indagine condotta dalla procura distrettuale di Manhattan e dagli avvocati di entrambi i condannati, il processo per la morte del leader nero nel febbraio 1965 fu costellato di errori e omissioni. Dopo 22 mesi l’indagine ha concluso che sia l’Fbi che la polizia di New York nascosero prove che, se rese pubbliche, avrebbero probabilmente portato all’assoluzione dei due uomini che hanno trascorso decenni in carcere per un crimine che non hanno mai commesso. Il terzo condannato, Mujahid Abdul Halim (che all’epoca si faceva chiamare Talmadge Hayer o Thomas Hagan), aveva ammesso le sue colpe in punto di morte, ma aveva dichiarato che gli altri due non c’entravano nulla.

L’omicidio di Malcom X si consumò il 21 febbraio 1965, mentre stava per cominciare a parlare a una manifestazione all’Audubon Ballroom di Manhattan, davanti agli occhi della moglie e delle figlie: tre uomini spararono tra la folla e lo uccisero. Uno, Mujahid Abdul Halim, fu colpito a una gamba e catturato subito, mentre gli altri due riuscirono a scappare. Aziz e Islam furono catturati poco dopo e l’anno successivo, benché non ci fossero prove schiaccianti, vennero condannati all’ergastolo.

L’inchiesta innescò dubbi da subito, tanto da alimentare nel tempo terapie cospirazioniste, ma i tre arrestati furono condannati. La revisione del caso è partita dopo la pubblicazione di un clamoroso documentario sull’omicidio e di una nuova biografia dell’attivista: nuovo materiale dunque che, però, non identifica gli assassini, né chiarisce se ci sia stato un possibile complotto da parte della polizia o del governo per mettere a tacere l’attivista nero all’epoca all’apice della popolarità, né tantomeno se si sarebbe potuto prevenire l’accaduto.

giovedì, 18 Novembre 2021 - 08:26
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