Uccide il figlio di 7 anni, resta in carcere. E il ministro della Giustizia invia gli ispettori: scontro gip-pm sulla pericolosità di lui


Torre del Greco e Morazzone. Così distanti e mai così unite. Unite nel dolore, nell’incredulità. Una madre e un padre di famiglia hanno tolto la vita ai propri figli. Francesco aveva appena due anni e mezzo, Daniele ne aveva sette. Entrambi senza macchia, senza colpe. Entrambi vittime di chi ha dato loro la vita.

Il primo gennaio, a Morazzone in provincia di Varese, il 40enne Davide Paitoni ha ucciso Daniele con una coltellata alla gola e poi ha cercato di aggredire la moglie di 36 anni. L’orrore si è consumato perché Paitoni era intenzionato a colpire la donna con la quale si stava separando: «Mi hai rovinato la vita, il bambino è al sicuro, ti ho aggredita per punirti» aveva detto alla moglie in un messaggio vocale inviato dopo che aveva già ucciso il piccolo Dani. Un desiderio di vendicarsi chiaro anche nelle parole scritte nella lettera lasciata sul cadavere del bambino, chiuso in un armadio, cosi’ come quello di uccidersi.

Una storia brutta, bruttissima. Sulla quale vuole fare chiarezza anche il ministero della Giustizia perché a carico di Paitoni v’erano denunce e segnalazioni che raccontavano della sua pericolosità. Per dirne una: il 40enne si trovava ai domiciliari per avere aggredito a coltellate un collega alla schiena, a fine novembre, quando gli è stato consentito di ospitare il figlio Daniel che ha poi trovato la morte. Ieri, martedì 4 gennaio, Paitoni è comparso dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Varese, Giuseppe Bettarino, per la convalida del fermo. Resterà in carcere, come stabilito. A lui è contestato il reato di omicidio con le aggravanti della premeditazione, dei motivi abbietti e di averlo commesso contro un discendente (non della minorata difesa, come scritto in precedenza), nonché il reato di tentato omicidio aggravato riferito al tentativo di uccidere la moglie.

Quanto all’interrogatorio, l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non era in grado di sostenere l’interrogatorio», ha spiegato il suo legale Stefano Bruno.

Se la dinamica dell’omicidio del piccolo Daniele è tristemente chiara, va invece ricostruito l’iter che ha consentito a Paitoni di vedere il figlio nonostante l’arresto per tentato omicidio e le denunce presentate dalla moglie e dal suocero. Come prevedibile si partirà dalla decisione del gip di Varese Anna Giorgetti di accogliere la richiesta dell’avvocato difensore di Paitoni di concedergli di vedere il bambino. Su questo terreno si sta giocando uno scontro tra giudici e procura. «L’ordinanza per i domiciliari è stata firmata il 29 novembre, avallando la misura richiesta dal magistrato», ha spiegato l’altro giorno il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi, «che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm». Successivamente, prosegue il presidente del Tribunale, «l’avvocato difensore dell’indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre». Il 6 dicembre «il Gip ha autorizzato l’uomo a vedere il figlio».

Relativamente alle denunce della donna ed al codice rosso, Tacconi ha precisato come «non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in Procura». Poi ha concluso: «Ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione».

Poco dopo, però, è arrivata la replica della procura, che ha rispedito le accuse al mittente attraverso una nota stampa diramata per «una corretta informazione»: alla Procura della Repubblica di Varese, spiega la nota, oltre al procedimento penale per l’omicidio del figlio, pende nei confronti di Paitoni «un procedimento penale per il delitto di tentato omicidio in danno di un collega di lavoro». Secondo l’autorità giudiziaria a fine novembre, dopo una lite, «Paitoni avrebbe estratto un coltello e colpito il collega» e «dopo l’arresto in flagranza ad opera della polizia giudiziaria, il pubblico ministero ha qualificato il fatto come tentato omicidio ed ha chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosita’ sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce». Il Giudice per le indagini preliminari, prosegue la nota «ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio». Inoltre, «in Procura pende altro procedimento penale» nei suoi confronti «per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno«. Le denunce, spiega la Procura di Varese, risalgono ai mesi di marzo e aprile scorso e «si inquadrano nel contesto del conflitto familiare scaturito dalla decisione della moglie di separarsi«. L’ufficio precisa non siano «pervenute segnalazioni di ulteriori ed analoghi episodi con riguardo a nessuno dei familiari dell’indagato« e che «non risulta, per la parte di competenza di questa Procura, l’instaurazione di un giudizio civile per la separazione tra i coniugi» e «non sono pendenti, presso questa Procura, neppure procedimenti per maltrattamenti in famiglia o atti persecutori».

Torre del Greco, invece, piange la morte del piccolo Francesco, gettato in acqua dalla madre e morto annegato. La donna, di 40 anni, è in carcere con l’accusa di omicidio in attesa dell’udienza di convalida del fermo. Adalgisa, come ricostruito dagli inquirenti, s’era convinta che il figlio fosse affetto di autismo perché a due anni ancora non parlava. Il convincimento era maturato a seguito di ‘consulti’ su Internet ma non suffragati da alcun parere medico. Per via di questa convinzione la donna, come sottolineato dal suo avvocato, era caduta in «un tunnel buio» dal quale non è più uscita. Poi domenica sera l’omicidio di Francesco.

mercoledì, 5 Gennaio 2022 - 07:27
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