Le notizie, ufficiali, sono arrivate ieri sera tardi. Ché la discussione in Consiglio dei ministri è stata accesa e Mario Draghi s’è trovato a dover mediare tra i partiti per riuscire a scrivere una nuova pagina delle misure a tutela della salute in tempo di Covid-19. Misure che il Cdm, alla fine, ha approvato all’unanimità e che sui social sono state accolte in modo ambivalente. Con il popolo degli scontenti che alza forte la voce e accusa la Lega di non aver lottato per il timore di perdere le poltrone.
Dal 15 febbraio partirà l’obbligo vaccinale per tutti coloro che hanno compiuto i 50 anni e tale obbligo sarà valido (salvo proroghe) fino al 15 giugno. Senza limiti di età, l’obbligo vaccinale è esteso al personale universitario così equiparato a quello scolastico. Chi è guarito, invece, dovrà vaccinarsi obbligatoriamente dopo 6 mesi. Per chi dovesse decidere comunque di non immunizzarsi è prevista una sanzione di 100 euro, anche questa una scelta introdotta in Cdm che nella bozza non era indicata. Per i 50enni scatta anche un altro intervento: dal 15 febbraio si potrà andare al lavoro solo con il super green pass. Una misura che vale sia per il privato e il pubblico, compreso chi lavora in ambito giudiziario e i magistrati. La norma non si applica invece per gli avvocati difensori, i testimoni e le parti del processo.
Le verifiche spetteranno ai datori di lavoro e chi non ha il superpass sarà assente ingiustificato fino alla presentazione della certificazione, «con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e senza conseguenze disciplinari», ma con la sospensione dello stipendio e di qualunque «altro compenso o emolumento comunque denominato». Le imprese potranno però sostituire chi non ha il pass rafforzato. In questo caso sono previste sanzioni: chi entra in un luogo di lavoro e non ha il super pass incorre in una sanzione erogata dal prefetto che va da 600 a 1.500 euro.
Il premier Mario Draghi avrebbe voluto anche altre misure, più stringenti: avrebbe voluto inibire l’accesso ai negozi in assenza di super green pass, ma alla fine – per via delle proteste della Lega – ha dovuto cedere. Così come il Carroccio ha dovuto cedere sull’obbligo vaccinale rispetto al quale era contrario. Per andare in banca, dal parrucchiere o alle Poste basterà il pass base.
«Vogliamo frenare la crescita dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite», ha detto Draghi.
Dietro questa dichiarazione, però, si nasconde uno scontro tra partiti. Pd, Forza Italia, Italia Viva e il ministro della Salute Roberto Speranza erano per per estendere l’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori, mentre Lega e Cinque Stelle si sono ritrovati a fare fronte comune contro questo scenario. Senza un punto d’incontro è stato il premier Mario Draghi a trovare una via d’uscita: prima ha imposto, contro la volontà della Lega, l’obbligo vaccinale per tutti gli italiani che hanno più di 50 anni, poi ha avallato il compromesso per evitare l’astensione dei ministri di Matteo Salvini: per accedere ai servizi alla persona – dunque parrucchieri ed estetisti – agli uffici pubblici, servizi bancari, postali e finanziari, nei centri commerciali e nei negozi, ad eccezione di quelli “necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie delle persone”, basterà il green pass base (quindi ottenibile anche con tampone) e non quello rafforzato, come era previsto dalla bozza del decreto. Una misura che, di fatto, avrebbe lasciato ai non vaccinati la possibilità di andare solo in farmacia o nei supermercati.
giovedì, 6 Gennaio 2022 - 07:09
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