De Luca attacca Draghi nel silenzio del Pd, il prof Plutino lascia i dem: «Siamo al degrado. Politica debole»

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Marco Plutino

Più che una lettera di commiato, il lungo scritto che il docente universitario Marco Plutino affida a Facebook per annunciare il suo divorzio dal Pd ha la forza di due sonori ceffoni. Ceffoni al Pd, perché – lamenta Plutino – il partito ha abbandonato la Campania nelle mani di Vincenzo De Luca consentendogli, all’occorrenza, di deridere il partito stesso, di contestare in malo modo il premier Mario Draghi arrivando a incitare i cittadini «a non dare ascolto al governo e alle forze dell’ordine a dare ascolto alle proprie decisioni, e che impugna temerariamente provvedimenti del governo». «Qui siamo al malcostume politico. Al degrado. Ad un modo di fare politica ben diverso da quello che ho appreso negli anni della gioventù», denuncia Plutino.

Il costituzionalista spiega di avere deciso «dopo un periodo di grande travaglio interiore», perché per otto anni si è impegnato anima e corpo per il Pd «partecipando a centinaia di iniziative, senza ricoprire mai alcun ruolo». Ma quanto accaduto negli ultimi giorni ha fatto scoppiare la bomba di un malcontento che Plutino covava da tempo. E il malcontento riguarda Vincenzo De Luca, la sua linea politica e il ruolo dei figli nel mondo politico e istituzionali. Partiamo dalla fine, da quell’accusa velata di nepotismo che spesso ha fatto capolino tra le contestazioni mosse da più parti a De Luca.

Scrive Plutino: «Mai nella storia d’Italia era accaduto che padre e figlio sedessero insieme nel parlamento in seduta comune che eleggerà il prossimo Capo dello Stato; mai che ricoprissero posti di notevole rilievo politico nell’organizzazione repubblicana (Presidente di regione e parlamentare), neanche con la famiglia Gava; mai nella storia di un partito strutturato come il nostro e nei suoi progenitori un parlamentare alla prima legislatura era divenuto vice-capogruppo senza alcuna pregressa esperienza non dico parlamentare, ma neanche politica».

Il secondo motivo di malcontento sta nel costante attacco che De Luca fa al Pd, pur facendone parte: «Mai si è visto un Presidente di Regione fare campagna elettorale contro il proprio partito, creare e alimentare partiti strutturati concorrenti, sostenere candidati antagonisti addirittura tramite un segretario regionale, come è avvenuto alle ultime elezioni di Benevento, o rallegrarsi del magro risultato del Partito democratico, come è avvenuto alle ultime elezioni napoletane. Un Presidente che invita i cittadini a non dare ascolto al governo e alle forze dell’ordine a dare ascolto alle proprie decisioni, e che impugna temerariamente provvedimenti del governo», argomenta Plutino.

Ma il punto più alto dell’insofferenza di Plutino si è toccato quando De Luca ha contestato Draghi: «Il Presidente della Regione Campania, un alto dirigente del nostro partito, si fa beffe del Presidente del Consiglio, un uomo stimato in tutto il mondo e guida di un governo che hai riconosciuto “nostro”». Il riferimento è a quanto affermato l’altro giorno da De Luca, dopo che il premier Mario Draghi ha contestato la chiusura delle scuole decisa dallo ‘scariffo’: «La mia sensazione è che siamo chiamati tutti a dire, da qui all’elezione del Presidente della Repubblica, che in Italia va tutto bene, che l’economia è aperta, le scuole sono aperte e viviamo nel migliore dei mondi possibili. (…) Se può fare piacere, anche la Campania da oggi può dire che va tutto bene, è tutto aperto, il Covid è un raffreddore e se volete posso anche giurarvi di aver visto il presidente Draghi camminare sulle acque del Tevere».

A fronte anche di quest’ultima sortita di De Luca il Partito democratico è rimasto a guardare: «Se oggi la politica è tanto debole è perché non sa porre argini alle tendenze degenerative, non sa più progettare in modo sistematico percorsi virtuosi, non si occupa se non sporadicamente di selezionare. Per convenienza o quieto vivere si accetta ciò che non è accettabile». Di qui la decisione di Plutino di fare un passo indietro e non rinnovare più la tessera del Pd.

mercoledì, 12 Gennaio 2022 - 19:51
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