Quirinale, voto al via tra schede bianche e incontri tattici: coalizioni senza accordi, Azione e Bonino puntano su Cartabia

Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto Kontrolab)

Il fischio di inizio della partita politica più importante di questo 2022 è arrivato alle ore 15. Nonostante gli incontri serrati, i tentativi di dialogo, i partiti arrivano alla prima votazione per il Quirinale senza un accordo. Il dopo Mattarella sarà il risultato di una partita a scacchi. Mario Draghi è il nome sul quale vi è maggiore attenzione, ma né il centrosinistra né il centrodestra hanno da soli i numeri per imporre un proprio candidato. C’è bisogno di un accordo, anche se non unanime. Ma di un accordo. Che allo stato non è stato raggiunto. E così la prima votazione restituirà un boom di schede bianche.

Dopo la decisione di Silvio Berlusconi di rinunciare alla corsa per la successione di Mattarella, il fronte del centrodestra sta cercando una nuova convergenza anzitutto interna. Giorgia Meloni ha proposto Carlo Nordio, magistrato e candidato non di partito. Sull’idea di Meloni la Lega non si è sbilanciata. Anzi, in mattinata vi è stato un colpo di scena: Matteo Salvini ha incontrato Mario Draghi. Un faccia a faccia forse finalizzato a capire se il Carroccio appoggerebbe un’eventuale candidatura di Draghi. Forza Italia resta alla finestra, con Tajani che ancora una volta manda un messaggio agli alleati affinché si proceda insieme e si difendano le posizioni del centrodestra: «Non accettiamo veti, è una questione di libertà, di dignità e di democrazia, ha insistito Tajani, che ha aggiunto: la maggioranza dei cittadini italiani, che fanno riferimento al centrodestra, non possono essere considerati di serie B. Non ci sentiamo inferiori a nessuno, pretendiamo rispetto», ha detto Tajani, che ha poi annunciato anche una lista di nomi del centrodestra. Lista che però stenta ad arrivare. Matteo Salvini prende tempo e inconterà Giorgia Meloni per un chiarimento sulla fuga in avanti della Meloni circa il nome di Nordio. Quel che è certo è che tutto il centrodestra si assesta su una posizione attendista e alla prima chiamata voterà scheda bianca.

Scheda bianca anche per ‘Coraggio Italia’, come anticipato su Twitter il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. Anche Forza Italia non si esporrà: scheda bianca e un invito da parte di Antonio Tajani a Fdi e Lega a fare altrettanto nell’attesa di trovare insieme un nome unitario. Sempre nel fronte del centrodestra, scheda bianca anche per Noi con l’Italia di Maurizio Lupi: «I grandi elettori di Noi con l’Italia oggi voteranno scheda bianca. Ribadiamo quanto diciamo da sempre: il problema è innanzitutto di metodo, troviamoci e cerchiamo un nome condiviso, senza veti reciproci e senza nomi avanzati preventivamente. L’unità del centrodestra, dopo la responsabile rinuncia di Silvio Berlusconi, si manifesti in questa apertura a una soluzione condivisa, in questo metodo di dialogo e non di contrapposizione», ha dichiarato Lupi.

Anche nel fronte del centrosinistra c’è un’unità sulla strategia della votazione (scheda bianca oggi) ma non sul candidato. Un nome che piace è quello di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che oggi è diffusa il 70 Paesi e che opera in un ventaglio di settori, dall’aiuto ai poveri, agli anziani, ai senzatetto, ai profughi e agli immigrati – tra le prerogative della Comunità il lancio dei “corridoi umanitari” -, fino alle mediazioni diplomatiche internazionali per la risoluzione dei conflitti, specie nelle aree più disagiate del pianeta. Romano, 72 anni compiuti esattamente una settimana fa, docente di Storia contemporanea e studioso della Chiesa cattolica, Riccardi è stato anche ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione nel Governo Monti, dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, e dal 22 marzo 2015 è presidente della Società Dante Alighieri. Riccardi è assai quotato nel Movimento Cinque Stelle e nel centrosinistra è considerato anche un «profilo ideale» in grado di mettere tutti d’accordo. Tuttavia il suo nome è subito stato lanciato nella mischia, con grande disappunto di Giuseppe Conte che avrebbe preferito tenere il più possibile coperto. Avere fatto il nome di Riccardi ma dell’inizio della prima votazione, è il ragionamento, rischia di ‘bruciarne’ la candidatura.

Si vedrà. Non è un mistero, del resto, che Enrico Letta, segretario del Pd, sta lavorando ancora per spingere Draghi al Quirinale. Un lungo lavoro, quello di Letta, che per ora avrebbe portato su Draghi gli uomini di LeU e avrebbe abbattuto anche i veti iniziali del Movimento Cinque Stelle. E’ atteso, inoltre, un incontro anche con Matteo Salvini, che in questa partita per la nomina del 13esimo presidente della Repubblica sta assumendo un ruolo da protagonista: Letta vuole capire se il ‘no’ di Salvini a Draghi è definitivo oppure no. Se Letta, dunque, non dovesse trovare uno spiraglio nel centrodestra (Berlusconi ha già posto il suo veto), il nome di Riccardi potrebbe diventare quello definitivo.

Va per la scheda bianca anche Italia Viva: Renzi avrebbe dato appuntamento ai suoi domani sera per una riunione “decisiva” che si terrà in presenza.

Chi, invece, sin dalla prima votazione farà sentire la sua voce sono Azione e Più Europa, che hanno fatto fronte comune su Marta Cartabia. «Cartabia ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo presidente della Repubblica. Non è una candidatura di bandiera ma una candidatura offerta al Parlamento sulla base di un ragionamento semplice: può rappresentare tutti italiani. Mi appello ai parlamentari e alle parlamentari: questa occasione non va persa, non possiamo continuare a dare uno spettacolo indecoroso di tatticismi, di accordi sottobanco. Non si può andare avanti così. Se non votiamo, se non spingiamo su un profilo come quello di Marta Cartabia, se non ora quando? Non voteremo Cartabia perché è donna ma perché ha un profilo perfetto ed è anche donna», ha detto Calenda.

L’esito di questa prima tornata sembra scontato, ma l’ufficialità sull’esito delle operazioni di voto si avrà in serata. La votazione, in ordine alfabetico, è iniziata con i senatori (a partire dai senatori a vita), seguiranno deputati e poi delegati regionali. Oggi i grandi elettori sono 1.008 tra senatori, deputati, delegati delle Regioni. Le prime tre votazioni, a partire da quella di oggi, prevedono l’elezione a maggioranza di due terzi dei componenti, quindi occorrono 672 voti. Domani, dopo il subentro di Maria Rosa Sessa allo scomparso Vincenzo Fasano, il plenum tornerà ad essere di 1.009 elettori (il quorum salirà a 673). Dalla quarta votazione sarà sufficiente per la elezione la maggioranza assoluta dei componenti: 505 voti. Alcuni elettori (una quindicina) voteranno al drive-in apprestato per chi è contagiato dal Covid o in quarantena preventiva. Gli altri si alterneranno, a scaglioni di 50, nell’Aula di Montecitorio.

lunedì, 24 Gennaio 2022 - 16:02
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