M5S, il Tribunale sospende la leadership di Conte. Il Movimento tenta ancora di bypassare Rousseau, Renzi ironizza

giuseppe conte
Giuseppe Conte (foto Kontrolab)

La tempesta tra Conte e Di Maio esplosa nei giorni caldi dell’elezione del presidente della Repubblica assume le dimensioni di uno tsunami.
Ieri da Napoli è arrivato un provvedimento che rischia di mandare gambe all’aria la leadership di Giuseppe Conte.

La settima sezione civile del Tribunale, presieduto dal giudice Gian Piero Scoppa, ha disposto la sospensione, in via cautelare, dell’efficacia delle votazioni con cui nell’agosto 2021 è stato modificato lo statuto dei Cinque Stelle e anche l’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza, carica prevista dallo stesso statuto. La decisione è arrivata in accoglimento del ricorso presentato da tre militanti (assistiti dall’avvocato Lorenzo Borré) in rappresentanza di diverse centinaia di iscritti che hanno partecipato al pagamento delle spese legali con una raccolta di fondi. Lo scorso dicembre il giudice monocratico aveva rigettato l’istanza di sospensione dello statuto, una decisione contro la quale gli attivisti avevano presentato reclamo ottenendo ragione.

«E’ stata ripristinata la democrazia all’interno del Movimento 5 Stelle. I veri sconfitti sono Conte, Fico e Di Maio che hanno tutti pari responsabilità politiche», ha commentato all’ANSA Steven Hutchinson, uno dei tre attivisti napoletani del Movimento 5 Stelle che ha presentato il ricorso. «Si ritorna – aggiunge – allo statuto uscito dagli Stati generali del febbraio 2021. Da qui bisogna ripartire. Auspichiamo che vengano riconosciuti gli errori da tutti i responsabili».

LE MOTIVAZIONI
A parare dei giudici, lo statuto è frutto di una serie di errori cui va posto rimedio. «Allo stato degli atti è emerso che le delibere assembleari impugnate appaiono invalide. In via assorbente, emerge che la delibera assembleare di modifica dello stato dell’Associazione Movimento 5 Stelle del 3 agosto 2021 è stata adottata in assenza del quorum richiesto dalla disciplina applicabile ratione temporis a tale data», si legge nel provvedimento. I ricorrenti infatti lamentavano che non tutti gli attivisti fossero stati adeguatamente informati della convocazione dell’assemblea, né comunque che la convocazione fosse avvenuta, come invece prescritto dall’articolo 6 dello statuto, mediante pubblicazione di avviso “sul sito internet del Movimento 5 Stelle”.

«Ai sensi dell’articolo 6 dello statuto allora vigente – scrivono i giudici -, in prima convocazione l’assemblea indetta per la modifica dello statuto dell’associazione poteva deliberare soltanto ‘qualora vi abbia partecipato almeno la maggioranza assoluta degli iscritti’». E ancora: «Poteva essere introdotta una restrizione alla partecipazione alle assemblee rispetto agli iscritti da meno di 6 mesi, ma con regolamento adottato dal comitato di garanzia, su proposta del comitato direttivo. Agli atti invece risulta che l’assemblea del 3 agosto 2021 è stata indetta con l’esclusione degli iscritti da meno di 6 mesi sulla base dell’articolo 4 dello statuto che disciplina le modalità con cui l’associazione effettua le consultazioni degli iscritti».
L’annullamento di quella delibera va a ricasco sull’elezione di Conte perché, come viene sottolineato nelle 8 pagine di provvedimento, «lo statuto in vigore prima della sua modifica, che come visto al punto 3 risulta illegittima, non prevedeva la figura del presidente quale organo dell’associazione. Pertanto la sua nomina appare a sua volta in contrasto con le regole statutarie ai sensi dell’art. 23 c.c.».

«Appare di tutta evidenza – rimarca il Tribunale di Napoli – che la persistente efficacia della delibera che ha illegittimamente modificato l’ordinamento dell’associazione così come la permanenza in carica di un organo invalidamente nominato risultano dei pregiudizi molto rilevanti per la stabilità della stessa organizzazione associativa». In questo caso l’interesse degli associati appare convergente con l’istituzionale interesse della associazione al suo regolare funzionamento, e quindi nel rispetto delle regole statutarie che nel loro insieme ne sovraintendono la forma, lo scopo e l’agire. «A confronto – si legge -, nessuna rilevanza può avere un assunto interesse alla ‘attuale’ stabilità dell’ente se ciò si fonda su comportamenti che risultano contrari alle regole che fondano l’esistenza dell’associazione».

LO STATUTO CONTESTATO
La delibera che cambiò lo statuto interveniva su garante, presidente, gruppi territoriali al posto dei meetup, e il coinvolgimento degli iscritti tramite “idonee piattaforme internet” e non più quella di Rousseau. Nello specifico lo statuto del M5s inquadra il presidente come l’unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico: può essere sfiduciato con delibera assunta all’unanimità dai componenti del Comitato di Garanzia o dal Garante («è il custode dei Valori fondamentali» e «ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente statuto»), ratificata da una consultazione in rete degli Iscritti. Fra i 25 articoli dello statuto M5s, anche quello relativo alla clausola arbitrale: qualsiasi controversia «tra gli Iscritti, i Gruppi territoriali, gli Organi Associativi e/o i loro componenti e l’Associazione», prevede il testo, «sarà oggetto di un preventivo tentativo di conciliazione da svolgersi, senza obbligo di procedura, avanti ad un mediatore estratto a sorte tra i mediatori iscritti nell’elenco dei mediatori del MoVimento 5 Stelle predisposto e tenuto dal Comitato di Garanzia». Introdotto come novita’ anche un riferimento alla “cura delle parole”, in cui si prevede che «le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti».

LO SCENARIO
Cosa accadrà adesso? Anzitutto occorrerà attendere la definizione del giudizio. La decisione del Tribunale è una sospensione, non una sentenza. Sentenza che ci sarà prossimamente e che, vista la natura delle motivazioni della sospensiva, non sposterà di una virgola la questione. Dopodiché, i grillini dovranno adeguarsi: questo giudizio arriva in sede di reclamo, quindi non è più appellabile. Ecco perché i vertici del Movimento stanno già valutando il da farsi.

In una nota diffusa ieri sera il Movimento Cinque Stelle ha già fatto sapere che intende andare dritto per la sua strada e dunque ‘preservare’ lo statuto benché con qualche modifica, e ha anticipato che comunque coinvolgerà la base: «Il Movimento aveva già in programma, proprio in questi giorni, la convocazione di un’assemblea per sottoporre al voto degli iscritti alcune modifiche statutarie in adesione ai rilievi della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici. Sarà questa l’occasione per proporre agli iscritti – anche con meno di sei mesi di anzianità- la ratifica delle delibere sospese in via provvisoria».

L’avvocato Borrè, invece, ritiene che adesso ogni decisione debba passare per la piattaforma Rousseau. «Ogni altra fuga in avanti potrebbe andare incontro all’esito di oggi – ha spiegato all’Ansa Borré -. Questa decisione arriva già in sede di reclamo, quindi non è ulteriormente reclamabile, e gli effetti sono validi fino alla decisione di merito, sempre davanti al Tribunale di Napoli: è fissata un’udienza sulla competenza territoriale, ma qualunque decisione non investirebbe l’efficacia del provvedimento di oggi».

Contestualmente sono a lavoro gli avvocati, che hanno meno di un mese per lavorare alla strategia da portare in aula. «Torneremo a Napoli il primo marzo e chiederemo al giudice di merito di pronunciarsi. Tra 20 giorni siamo lì e naturalmente pensiamo, crediamo fermamente, che il ricorso” che ha portato alla sospensione delle due delibere con cui, lo scorso agosto, il M5S ha modificato il suo statuto e eletto Giuseppe Conte come presidente del Movimento, “verrà respinto», ha detto all’Adnkronos l’avvocato Francesco Astone, che sta seguendo, per i vertici del Movimento e dunque del leader Giuseppe Conte, il caso di Napoli.

«La ragione che ha portato alla sospensione» delle due delibere, dunque anche della guida di Conte da leader del Movimento, «è una ragione tecnica che non afferisce al risultato: il risultato rimasto lo stesso. Anche se gli esclusi» perché iscritti da meno di sei mesi «avrebbero votato, il risultato non sarebbe cambiato», decretando, a detta di Astone, l’incoronazione di Conte a presidente. «Siamo pertanto convinti che Conte sarà riconfermato», ha aggiunto l’avvocato guardando all’assemblea che verrà convocata nei prossimi giorni. «In qualsiasi associazione – ha concluso – c’è una regola che prevede la non immissione degli iscritti da meno di sei mesi, per evitare dei falsi risultati delle votazioni e i rischi cordata. Il Movimento, anche in passato, si è avvalso di questa regola, consentendo sempre il voto agli iscritti da oltre 6 mesi, la regola che ci è stata contestata è dunque conforme alla prassi del M5S».

LE REAZIONI
Dal canto suo Conte prova a mostrare serenità. «La mia leadership nel Movimento cinque stelle si basa su una profonda condivisione di valori e principi. E’ un legame politico, prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate», ha detto il presidente del M5s parlando con i cronisti sotto la sua abitazione a Roma. In sua difesa è sceso il senatore del M5S Vito Crimi, che, ad affaritaliani.it ha dichiarato: «Il leader è Giuseppe Conte, la nostra comunità ha parlato chiaro. Sono, come sempre, al servizio del M5S e a disposizione per i necessari adempimenti burocratici di questi giorni, che sulla base dell’ordinanza del Tribunale di Napoli, ci porterà a votare nuovamente lo Statuto. Leggo tante inesattezze in giro: l’unica eccezione che il giudice ha accolto è quella relativa alla votazione degli iscritti da meno di 6 mesi. Ma qualcuno pensa davvero che sarebbe cambiato il risultato se avessero votato anche i nuovi iscritti?. Tanto rumore per nulla. Non saranno certo le carte bollate a fermare una voglia di rinnovamento del Movimento 5 Stelle». Non si sbilancia, invece, Beppe Grillo, che sceglie la linea della prudenza: «A seguito dell’Ordinanza del Tribunale di Napoli ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021. Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata». Nessuna dichiarazione, invece, da Luigi Di Maio, ai ferri corti con Giuseppe Conte.

Ironizza Matteo Renzi: «Il professor Conte ha scritto lo Statuto dei Cinque Stelle con la stessa chiarezza con cui scriveva i Dpcm: il risultato è l’esplosione del Movimento. E questa volta non c’è stato nemmeno bisogno di combatterli: hanno fatto tutto da soli #StelleCadenti», ha scritto su Twitter il leader di Italia Viva.

martedì, 8 Febbraio 2022 - 12:53
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