L’inchiesta sui presunti esami facili all’ateneo privato Link Campus University di Roma subisce un primo forte scossone: delle oltre 60 persone trascinate dalla procura sul banco degli imputati solo in 9 dovranno affrontare un processo.
Altri 53 imputati, tra docenti e poliziotti-studenti, sono stati prosciolti in sede di udienza preliminare; mentre altrui sette imputati, tutti poliziotti, che avevano optato per il rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna, sono stati assolti.
La decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze è arrivata nel pomeriggio di oggi. Il dibattimento è stato disposto per l’ex ministro Vincenzo Scotti, in qualità di presidente della Link; il segretario generale del sindacato di polizia Siulp Felice Romano; Pasquale Russo, in qualità di direttore generale della Link Campus, il rettore Claudio Roveda; il vicepresidente del Consiglio della Scuola Stefano Mustica; i dipendenti della Link Andrea Pisaniello e Luca Fattorini; Carlo Cotticelli, considerato un collaboratore di fatto della Link; Alessandro Pisaniello, in qualità di componente del direttivo nazionale del sindacato di polizia Siulp. I reati contestati, a vario titolo, sono falsità materiale e ideologica e associazione a delinquere. Il dibattimento si aprirà il 22 giugno.
Sul fronte del rito abbreviato, il giudice ha preso le distanze dalle conclusioni del pubblico Christine Von Borries che, nell’udienza tenutasi ad ottobre, aveva invocato la condanna dei sette poliziotti imputati per falso: la procura aveva sollecitato pene che andavano dai 2 anni e 4 mesi ai 4 anni di reclusione. Il giudice, invece, ha disposto l’assoluzione per tutti. Escono dal processo anche altri 53 imputati che avevano optato per il rito ordinario e per le quali la procura aveva invocato il dibattito: è stato dichiarato il non luogo a procedere. In questa schiera rientrano oltre a poliziotti studenti anche docenti, ricercatori, e altri studenti. Sarà importante, dunque, attendere il deposito delle motivazioni che hanno spinto il giudice a respingere le conclusioni accusatorie.
Secondo l’iniziale impostazione accusatoria, si sarebbero verificate delle irregolarità nel corso di laurea triennale in Scienze della politica e delle relazioni internazionali e in quello magistrale in Studi strategici e scienze diplomatiche, in relazione agli anni accademici 2016-1017 e 2017-2018. La procura sosteneva che le modalità di effettuazione degli esami non fossero state corrette per diversi motivi: agli studenti sarebbe stato consentito di non frequentare mai le lezioni, in violazione del regolamento dell’ateneo, e gli esami sarebbero stati sostenuti nel capoluogo toscano, e non a Roma alla sede della Link come invece previsto dalla legge, e senza alcun tipo di sorveglianza sul corretto svolgimento delle prove.
Inoltre, sempre secondo l’accusa, i quesiti posti in sede di esame sarebbero stati sempre illustrati prima agli studenti. I poliziotti della questura di Firenze sarebbero stati indirizzati alla Link Campus dal sindacato Siulp, in virtù di una convenzione siglata tra l’ateneo e la Fondazione sicurezza e libertà, di cui era presidente e legale rappresentante il segretario nazionale del sindacato Felice Romano.
Sempre in base a quanto sostiene la procura, per ogni persona iscritta alla Link proveniente dal Siulp o comunque vicina al sindacato, alla Fondazione sicurezza e libertà sarebbe stata versata parte della quota di iscrizione, circa 600 euro. Il versamento veniva giustificato con la presunta erogazione, da parte della stessa fondazione, di un corso di perfezionamento in ‘human security’. Queste conclusioni, tuttavia, vanno adesso rilette alla luce della decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze.
giovedì, 17 Febbraio 2022 - 18:07
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