Napoli, il bimbo bloccato in Ucraina dalla guerra: la madre lo aveva sottratto, oggi era previsto il rimpatrio in Italia

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Attendevano il ritorno di Marko da un anno e mezzo. Lui, due anni e 7 mesi, era stato portato via dalla mamma senza preavviso. Portato in Ucraina, paese di origine della donna. E per ottenere il suo rientro in Italia è stata necessaria una serrata battaglia legale che si è giocata sull’asse Italia-Ucraina. E oggi Marko avrebbe dovuto riabbracciare il papà e i nonni, che lo attendevano nella sua casa ad Ischia.

Ma non c’è stata alcuna festa. La guerra scoppiata stamattina in Ucraina a seguito dell’improvvisa aggressione militare da parte della Russia ha reso questa giornata una giornata di angoscia, di disperazione. Marko e la mamma sono adesso in fuga. Il loro rientro non è stato organizzato anche in ragione di un provvedimento delle autorità locali arrivato stamattina che ha congelato la decisione di rimpatrio stabilita il 17 gennaio scorso dal tribunale distrettuale Zarichnyi della città di Sumy.

L’avvocato Roberta Foglia Manzillo, legale del padre di Marko, parla di «contrordine interpretativo della sentenza secondo cui, se non sono scaduti i termini per proporre appello o se si è proposto appello, si deve attendere l’esito della sentenza per mettere in esecuzione. Ma abbiamo la sentenza di primo grado del tribunale ucraino che ci dà ragione».

La situazione è critica. La mamma di Marko, che nel settembre del 2020 aveva abbandonato il tetto coniugale adducendo un viaggio breve per abbracciare il padre, adesso vuole fare rientro in Italia. In Ucraina c’è la guerra e lei, come milioni di persone, sta cercando di mettersi in salvo. Ha mandato un messaggio all’ormai ex marito. Sta cercando di raggiungere il confine polacco. Una storia di disperazione e di paura, sulla quale l’avvocato Foglia Manzillo chiede di tenere accesi i riflettori. «Bisogna aiutare questa donna e il suo bambino a tornare», conclude.

giovedì, 24 Febbraio 2022 - 14:01
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