Riforma Csm, 456 proposte di modifica al testo del Governo. Azione va all’attacco, la Lega vuole il sorteggio

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Dicono tutti sì alla riforma del Consiglio superiore della magistratura che il Governo intende portare avanti e che attualmente è all’esame della commissione Giustizia della Camera, ma tutti hanno dubbi sul testo scritto dal ministero della Giustizia e così hanno presentato delle proposte di modifica. Sono ben 456 i subemendamenti presentati alla proposta del governo sulla riforma del Csm. Un numero enorme. Nel dettaglio 60 sono della Lega, 68 di Azione, 52 di Forza Italia, 45 di FdI, 38 del Movimento Cinque Stelle, 27 del Pd, 30 di Italia Viva, 8 di Coraggio Italia, 95 del Misto e 31 di Alternativa.

Il Pd mette le mani avanti
Di fronte al consistente numero di subemendamenti, il Pd ha subito provato a ‘richiamare’ i partiti affinché non venga ingolfato il dibattito pubblico. «La riforma può e deve essere migliorata. Ma non può essere stravolta – avverte Walter Verini, tesoriere del Pd e relatore sulla riforma del Csm – Nel cdm che licenziò il maxiemendamento Cartabia, Draghi lo definì un punto di sintesi importante, dicendo che non sarebbe stata posta la fiducia. Ma aggiunse che sui miglioramenti sarebbe servita condivisione. Senza condivisione la riforma avrà una vita parlamentare molto, molto difficile».

Le proposte della Lega
Il partito di Salvini ritiene prioritario introdurre il sorteggio temperato nel sistema elettorale e la separazione delle carriere. «Come avevamo detto nell’incontro con il ministro Cartabia, insistiamo per una scelta forte, più coraggiosa, dopo i problemi emersi nell’ultimo periodo. Su questo aspetto, non c’è alcun problema di incostituzionalità: la Costituzione prevede che i membri siano eletti, e noi proponiamo di fare prima un sorteggio e poi l’elezione», ha commentato Roberto Turri, capogruppo della Lega in commissione. «Questa riforma è una priorità, servirà per il rinnovo del prossimo Csm che, a oggi, è previsto a luglio. Non c’è molto tempo», ha concluso.

Le proposte di Fi
«I magistrati non eletti, ma nominati per ruoli politici come quelli di ministro, sottosegretario o assesore, non devono poter rientrare in magistratura», spiega il capogruppo azzurro in commissione, Pierantonio Zanettin. «Per noi – dice Zanettin – le ‘porte girevoli’ devono essere rigide. Va chiarito una volta per tutte che un magistrato con ruoli politici non elettivi deve soggiacere alle stesse regole di chi viene eletto. Fra le altre nostre proposte più significative, ci sono quella del sorteggio temperato per l’elezione della componente togata del Csm e quella per la separazione delle funzioni».

Le proposte di Azione
Il deputato di Azione Enrico Costa spiega che le proposte avanzate vanno nella direzione di premiare i bravi magistrati. «Proponiamo – spiega – l’introduzione del fascicolo di performance del magistrato in cui siano contenuti tutti i risultati professionali, ivi compresi gli insuccessi, come inchieste flop, arresti ingiusti, rinvii a giudizio superficiali, inerzia nelle indagini, sentenze ribaltate. Il numero di sentenze di assoluzione impugnate e confermate nel grado successivo deve costituire uno degli elementi da tenere in considerazione ai fini della valutazione». Ecco, la valutazione.

Per Costa vi è necessità di rivedere anche i parametri della valutazione dei magistrati: «Oggi le valutazioni di professionalità dei magistrati sono delle finzioni – il 99% sono promossi – e le correnti della magistratura continuano ad imperversare, impedendo di premiare i più meritevoli. Prevediamo una pagella per i magistrati con voti da 4 a 10 e solo chi consegue un 8 un 9 o un 10 ha diritto alla progressione di stipendio».

Nuove regole vengono proposte anche per la responsabilità civile dei magistrati «che corrispondano al testo del quesito referendario non ammesso dalla Corte Costituzionale; inoltre la soppressione dell’esenzione di responsabilità per l’attività di interpretazione di norme e di valutazione del fatto e delle prove». «Proponiamo – continua il deputato di Azione – un concorso scritto di idoneità a svolgere incarichi dirigenziali per i magistrati che intendono concorrere a ruoli apicali direttivi (Procuratore Capo o presidente di Tribunale). Un sub emendamento, inoltre, chiede di sancire una netta separazione delle funzioni tra Pm e giudici, non consentendo in carriera alcun passaggio da un ruolo all’altro. Il testo che proponiamo riprende il quesito referendario».

«I nostri emendamenti prevedono un approccio rigoroso per contrastare il fenomeno delle porte girevoli tra magistratura e politica: bisogna estendere lo stop alle porte girevoli anche per i magistrati candidati alle elezioni, ma non eletti. Chi si presenta alle elezioni, anche se non eletto, deve essere inquadrato in un ruolo autonomo del Ministero della Giustizia, di un altro ministero o della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e non svolgere più funzioni giudiziarie», specifica Costa.

«Proponiamo di ridurre da 10 a 5 anni la durata massima del collocamento fuori ruolo, e di autorizzare attività fuori ruolo solo per incarichi che la legge riservi esplicitamente ed esclusivamente ai magistrati, prevedendo inoltre, per i fuori ruolo, lo stop alle indennità aggiuntive (rispetto allo stipendio da magistrato per le toghe che vanno fuori ruolo), lo stop a incarichi direttivi e semidirettivi per i successivi 4 anni e, che ai fini delle progressioni di carriera, non venga computato il periodo di collocamento fuori ruolo. Infine, presso gli uffici legislativi del Ministero della giustizia, la quota di magistrati non deve in ogni caso superare il 30% del personale. E ancora, stop agli incarichi extragiudiziari, salvo le docenze gratuite».

«Abbiamo inoltre immaginato nuove fattispecie di illecito disciplinare», aggiunge Enrico Costa. «Tra queste il caso di conferenze stampa in assenza dell’interesse pubblico; l’aver concorso all’adozione di provvedimenti restrittivi della libertà per i quali sia stata disposta la riparazione per ingiusta detenzione. Prevediamo inoltre la soppressione di varie ipotesi di esenzione da responsabilità disciplinare oggi previste dalla legge». «Per quanto riguarda la legge elettorale si propone che il rapporto tra la quota di eletti che provengono dalle funzioni giudicanti e la quota di eletti che provengono dalla funzione requirente deve rispettare la proporzione esistente tra magistrati giudicanti e magistrati requirenti al momento della presentazione delle candidature. No ad un CSM fatto di soli PM», conclude Costa.

venerdì, 11 Marzo 2022 - 13:19
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