Un presidio di protesta all’esterno del Tribunale di Trieste. E, un altro, nella villetta pubblica antistante la sede del Commissariato di Polizia di Stato. Rabbia e delusione per le sorti del processo sulla morte dei due agenti di polizia Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, uccisi da un dominicano all’interno della Questura di Trieste il 4 ottobre del 2019.
Una perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise ha evidenziato che l’imputato, Alejandro Augusto Stephan Meran, è processabile ma non imputabile. Una prima perizia psichiatrica su Meran era stata disposta durante l’incidente probatorio nella fase delle indagini preliminari e aveva stabilito la parziale incapacità del giovane. Nel corso del processo in Corte d’Assise i legali difensori, Alice e Paolo Bevilacqua, ne avevano chiesto, e ottenuto, la rinnovazione.
La nuova perizia sostiene come la «condotta costituente reato è stata attuata all’interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza, ponendosi in nesso di causalità diretto con la patologia psicotica in atto e tale da escludere totalmente la capacità di volere».
Oggi la Corte d’Assise dovrà decidere quale sorte dare al processo, se cioè chiudere il dibattimento. Di qui la protesta dei colleghi e dei familiari dei due agenti. A Pozzuoli la manifestazione di solidarietà si sta tenendo nel piazzale della villetta che recentemente il comune di Pozzuoli ha intitolato a Pierluigi. Presente al sit in il papà di Pierluigi, Pasquale con i familiari, che indossavano con altri manifestanti una t-shirt con su scritto ‘Giustizia per Pierluigi’. Numerosi gli attestati di solidarietà.
«Non capisco come si possa ritenere una persona ‘non capace di volere’ se dalla ricostruzione dell’evento appare chiaro che ha agito con scaltrezza e freddezza – sostiene papà Pasquale, che non nasconde rabbia e nuovo dolore per quanto scritto in perizia -. Ha ingannato mio figlio quell’uomo e soprattutto colpito con freddezza a terra alle spalle Matteo! Chiediamo che venga applicata giustizia e non si lasci libera una persona che altrimenti andava fermata prima!». Il presidente nazionale del sindacato Siap, Francesco Tiani, nel portare alla famiglia sostegno e solidarietà ha detto: «Chiediamo che ci sia giustizia e venga data dignità a due figli la cui vita è stata spezzata a difesa del nostro Paese. Chiediamo certezze per la sicurezza».
lunedì, 14 Marzo 2022 - 13:49
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