Tra i 300 e i 400 euro per ogni carico di droga che gli agenti della Polizia Penitenziaria facevano arrivare in carcere, omettendo i controlli dovuti sui pacchi in ingresso. E poi fino a 4mila euro per fare sì che detenuti appartenenti a uno stesso contesto malavitoso riuscissero a condividere la stessa cella oppure lo stesso reparto, ciò al fine di agevolare i detenuti nella gestione del giro di stupefacenti messo in piedi dietro le sbarre.
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Sarebbero queste le somme di denaro versate da alcuni detenuti a degli agenti della Penitenziaria per riuscire a gestire una ‘piazza di spaccio’ all’interno della casa circondariale di Secondigliano.
La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, a firma del giudice per le indagini preliminari Isabella Iaselli del Tribunale di Napoli, sfociata nell’arresto di 26 persone (22 in carcere e 4 ai domiciliari).
Nello specifico gli inquirenti contestano la dazione di denaro a Salvatore Mavilla (finito in carcere), che all’epoca dei fatti (fino al dicembre 2019) era in servizio nel penitenziario ed è attualmente in pensione. A lui, secondo la procura, sarebbero stati dati «300/400 euro per ogni carico di droga», «300 euro per ogni pacchetto contenente telefonini cellulari» e «200/250 euro per quelli contenenti profumi», soldi finalizzati a «compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio».
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Gli agenti Francesco Gigante e Mario Fabozzi, sottoposti ai domiciliari, avrebbero invece percepito tra i 3mila e i 4mila euro per «disporre lo spostamento dei detenuti anche tra diversi reparti dell’istituto penitenziario, per consentire agli appartenenti allo stesso sodalizio criminale di essere allocati nelle stesse celle».
L’agente Giuseppe Tucci, invece, si sarebbe reso responsabile dell’ingresso in carcere di droga, telefoni cellulari e profumi ma l’inchiesta non ha accertato il volume di denaro che si assume sia stato dato come contropartita. Anche Tucci è stato posto ai domiciliari.
lunedì, 21 Marzo 2022 - 16:20
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