Ergastolo ostativo, c’è l’ok della Camera ma Iv e Fdi si astengono. Colletti accusa: «La Consulta ha fatto un favore ai boss»


L’Aula della Camera dice sì alla legge sull’ergastolo ostativo ed ora il testo passa al Senato per l’approvazione finale. Il via libera è arrivato nel primo pomeriggio di oggi, 31 marzo, con 285 voti favorevoli, un contrario e 47 astenuti. Sullo sfondo la bocciatura di Antigone: «Il legislatore è rimasto imprigionato nella paura di fare un regalo alle mafie, innovando in modo non sufficiente la legislazione penitenziaria. E’ mancato – ha osservato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – un generale ripensamento dell’attuale disciplina della concessione dei benefici ai condannati per una serie del tutto eterogenea ed illogica di reati anche ben distanti da qualsiasi matrice organizzata, mafiosa o terroristica. Inoltre nella nuova legislazione c’e’ stato finanche un inutile aggravamento della disciplina»

Le ragioni di chi si è astenuto
Tra quanti hanno preferito non prendere posizione vi sono Italia Viva, Fratelli d’Italia e il gruppo di Alternativa dal quale è arrivato persino un attacco frontale alla Corte Costituzionale.

Il deputato Lucia Annabili di Iv, durante la dichiarazioni di voto, ha sottolineato che «nonostante molte delle distorsioni più evidenti nel testo siano state attenuate restano troppe criticità». Il riferimento è all’«abrogazione delle forme di collaborazione impossibile o inesigibili, che impedisce di distinguere tra chi rimane silente suo malgrado e chi sceglie, determina un vulnus normativo inspiegabile. Così come l’innalzamento del tetto massimo della pena temporanea per accedere alla liberazione condizionale è solo una norma di valore simbolico, che risponde a una precisa esigenza politica e che crea una disparità di trattamento fuori da ogni alfabeto costituzionale».

Annibali ha, dunque, sottolineato che per Italia Viva era ed è fondamentale non calpestare alcuni principi cardini della Costituzione. «Su un tema complesso e delicato come il carcere non possiamo dimenticare il dettato costituzionale e la finalità rieducativa della pena – ha aggiunto – La Corte di Strasburgo e la Corte Costituzionale hanno preso una posizione netta contro la legislazione italiana e ne hanno riconosciuto l’illegittimità di una parte. Di fonte a simili prescrizioni il Parlamento è stato chiamato a disporre un intervento complessivo conforme alla Costituzione e a compiere una sfida culturale importante ma, purtroppo, l’obiettivo non è stato raggiunto».

Quindi Annibali ha insistito sul rispetto della Costituzione per respingere le critiche di altri partiti favorevoli invece al testo di legge: «Chiedere principi limpidi che rispondano alla Costituzione non vuol dire smantellare strumenti di contrasto alle mafie né abbassare la guardia nel contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. Auspichiamo – ha concluso Annibali – che nell’esame del Senato il testo venga migliorato, affinché si tengano insieme le ragioni della sicurezza con il diritto alla speranza».

Ad argomentare l’astensione di Fratelli d’Italia è stato Andrea Delmastro, deputato e responsabile Giustizia: «Fratelli d’Italia si astiene su un provvedimento che cerca di mettere una toppa ad un lento ma inarrestabile processo di erosione della normativa speciale antimafia. Questa normativa era nata all’indomani delle stragi che hanno colpito Falcone e Borsellino che per noi rimangono degli eroi anche se in questo momento a capo del Dap abbiamo un personaggio che si è permesso di fare delle battute sui paladini dell’antimafia. Abbiamo magistrati e Forze dell’ordine che vedono vanificato il loro lavoro per fronteggiare la criminalità e che oggi ricevono un messaggio per cui un mafioso può uscire se si dichiara pentito. Noi crediamo che la normativa speciale antimafia abbia ancora oggi un valore. Per Fratelli d’Italia e la destra dal carcere esci se non sei più mafioso, se invece rimani mafioso e non collabori in carcere ci rimani e ci muori».

Pesanti, invece, le dichiarazioni dell’ex grillino Andrea Colletti, capogruppo di Alternativa a Montecitorio motivando l’astensione di Alternativa: «Noi, come Alternativa, oggi non abbiamo votato a favore di questa proposta di legge, perché l’errore è stato proprio il passo iniziale. Il problema vero, più che il lavoro parlamentare, è stata la sentenza della Corte costituzionale. Questa sentenza della Corte costituzionale è stato un vero e proprio favore alle organizzazioni mafiose e terroristiche e, di questo, la Corte costituzionale deve renderne conto, non solo all’Aula, ma al Paese intero. Se questo Parlamento avesse avuto coraggio – ha concluso l’esponente di Alternativa -, avrebbe dovuto prendere di petto questa decisione scellerata della Corte costituzionale e riproporre tale e quale l’articolo di quella legge dichiarata incostituzionale da questa Corte. Noi avremmo optato per una normativa persino più dura perché quando c’è da fare la lotta alla mafia, per noi, non conta neanche più un organo oramai politicizzato come la Corte costituzionale».

Le ragioni di chi ha votato a favore
I voti a favore sono arrivati, invece, dal Pd, dal Movimento Cinque Stelle, da LeU, da Forza Italia.

Per Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd e capogruppo dem in commissione Antimafia, il testo «non fa sconti ai mafiosi ma dà speranza a chi si affranca dalla criminalità e dimostra di non avere più rapporti. Si continuano a punire col massimo rigore i mafiosi e i terroristi ma non si rinuncia a pensare che il carcere possa far cambiare le persone. Ora approviamola al Senato nei tempi dettati dalla Corte».

Si intesta la primogenitura della legge il Movimento Cinque Stelle, che per bocca del leader Giuseppe Conte osserva: «Grazie al Movimento 5 Stelle, che ha portato questa proposta di legge in Aula, oggi la Camera – con il testo approvato – ha fissato dei chiari paletti contro il rischio che importanti boss mafiosi e detenuti per gravi reati possano uscire dal carcere. Parliamo di un istituto, l’ergastolo ostativo, fortemente voluto anche da Giovanni Falcone per recidere nettamente i legami con la criminalità organizzata, ponendo ogni boss di mafia davanti a un bivio: o passi dalla parte dello Stato e collabori con la giustizia o resti con l’anti-stato». «Sul tema – ha ricordato – è intervenuta la Corte costituzionale invitando le Camere a modificare la norma alla luce dei suoi rilievi entro il maggio del 2022. Se si è intervenuti rapidamente è per merito del Movimento: abbiamo fatto convergere tutte le forze politiche su un testo condiviso perché la lotta alle mafie non può avere bandiere. Ora il testo andrà al Senato per la sua approvazione definitiva. Bisogna fare in fretta perché di fronte alla mafie non si indietreggia, neanche di un millimetro».

Forza Italia, come spiegato dal deputato Pietro Pittalis, ha votato a favore «anche perché sono state accolte gran parte delle modifiche da noi proposte su un testo che presentava evidenti criticità. Abbiamo apprezzato lo sforzo comune di tutte le forze politiche di arrivare ad una sintesi e soprattutto ad un difficilissimo bilanciamento di interessi opposti. Si è lavorato in modo equilibrato, salvaguardando le esigenze di tutela della collettività di fronte ad un fenomeno ancora ben radicato ed evitando di indebolire il sistema di contrasto delle organizzazioni criminali e della mafia». «Con le nuove disposizioni, l’ergastolo ostativo diventa compatibile tanto con i principi costituzionali quanto con quelli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Siamo certo soddisfatti, non totalmente, ma è un risultato, questa volta, raggiunto con un dibattito senza pregiudizi ideologici, che è riuscito a contrastare le pur isolate prese di posizione, dettate non tanto da pregiudizio ideologico ma da una ignoranza sistemica sui temi della giustizia, affrontati soltanto nell’ottica di un giustizialismo esasperato e manettaro», ha concluso Pittalis.

Prima di procedere alla votazione della legge, si è passato anche all’esame di alcuni emendamenti che richiedevano l’approvazione. L’Aula ha respinto l’emendamento presentato dal deputato di +Europa, Riccardo Magi, la cui approvazione avrebbe cambiato radicalmente la cosiddetta legge ‘Spazzacorrotti’ modificando l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario là dove equipara i reati contro la Pubblica amministrazione a quelli di terrorismo e criminalità organizzata.

giovedì, 31 Marzo 2022 - 19:43
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