Camorra, il pm rilancia sul dietrofront del pentito Esposito (clan Contini): «Manovra a tenaglia» per silenziare il genero di Bosti

procura di napoli
Procura di Napoli (foto kontrolab)
di Manuela Galletta

Una collaborazione con la giustizia lampo, ché a un certo punto Luca Esposito, genero del ras dei Contini Patrizio Bosti, ha ritrattato e s’è trincerato dietro il muro del silenzio.

Ebbene, quell’improvviso silenzio, dice oggi la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è la conseguenza di messaggi minacciosi fatti recapitare al neo (ormai ex) pentito sotto diverse forme. La circostanza delle intimidazioni è stata sviscerata nella giornata di ieri, venerdì 1 aprile, nel corso del processo che vede sul banco degli imputati una ventina di persone ritenute dagli inquirenti legate al clan Contini. Tra gli imputati anche Luca Esposito, che risponde di concorso esterno in associazione mafioso.

Il pm antimafia Ida Teresi ha consegnato al giudice per le indagini premianti Maria Laura Ciollari un’informativa della Squadra Mobile di Napoli ha indagato su presunte pressioni che Esposito avrebbe ricevuto attraverso i media, direttamente in carcere e anche mediante dei telegrammi inviati dal suocero, finalizzate, è l’ipotesi degli inquirenti, a inibire la sua volontà di rivelare i fatti di sua conoscenza.

«C’è stata un’azione a tenaglia, sia dal punto di vista dei mezzi di comunicazione di massa (in differimento alla pubblicazione da parte di alcuni siti sulla ritrattazione di Esposito, al momento non confermata); sia da parte della famiglia e del proprio retroterra, per indurre a subornare il teste o a condizionare o minacciare lo stesso Luca Esposito», ha argomentato in aula il pm Teresi. Una tesi che lo stesso Esposito, difeso dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Nicola Pomponio, ha voluto contestare rendendo dichiarazioni spontanee: «Non sono stato minacciato e non mi sento minacciato, non so quali siano le interpretazioni da parte della Procura, ma nessuno della mia famiglia o all’esterno del mio nucleo familiare ha esercitato pressioni nei miei confronti».

Spetterà adesso al gip decidere se dal materiale prodotto dalla Dda si può evincere, senza dubbio alcuno, che Esposito sia stato minacciato. Laddove si certificasse una ritrattazione ‘forzata’, le dichiarazioni rese da Esposito durante la sua breve parentesi di pentito potrebbero essere usate contro terze persone. In caso contrario il patrimonio dichiarativo di Esposito sarebbe inutilizzabile, se non contro lo stesso collaboratore di giustizia. La procura punta, ovviamente, a salvare le dichiarazioni, anche perché Esposito ha reso confidenze tutt’altro che secondarie: ha chiamato in causa esponenti di primo piano del clan, a cominciare dal suocero Patrizio Posti e dal cognato Ettore Bosti; e ha parlato di presunte collusioni tra la cosca ed esponenti delle forze dell’ordine.

sabato, 2 Aprile 2022 - 11:31
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