Casalesi e appalti al Cira di Capua, 11 misure cautelari: c’è anche Orsi

Cira Capua
Il Cira a Capua
di Gianmaria Roberti

Una camorra che non spara, ma fa affari con gli appalti pubblici, quelli del Cira di Capua (Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali). L’ipotesi investigativa emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa, nei confronti di 11 indagati. Alcuni sono vecchie conoscenze, nella storia del clan dei Casalesi, fazione Bidognetti: l’imprenditore Sergio Orsi, già condannato per associazione camorristica, turbativa d’asta con l’aggravante mafiosa, sempre per appalti aggiudicati nel settore ambientale, e per truffa. Il fratello Michele fu ammazzato, nel 2008, dal commando del killer Giuseppe Setola. Il 65enne Sergio Orsi ha scontato tutte le condanne, lasciando il carcere nel settembre 2020.

Stamane è finito ancora in cella, accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti, aggravate dall’agevolazione mafiosa. Intercettato due anni fa, subito dopo la scarcerazione, sembrava interessato ad appalti di importo non elevato. «È un modo – chiosava al cellulare – per tornare nel giro». E chissà quale giro intendeva.

In carcere – raggiunto da analoga misura cautelare – pure l’imprenditore Fabio Oreste Luongo, 44 anni. A lui la Dda di Napoli – pm Maurizio Giordano e Graziella Arlomede – contesta la turbata libertà degli incanti, in concorso con Orsi e altri, ma anche l’associazione mafiosa. Gli inquirenti lo considerano organico alla fazione Schiavone dei Casalesi. Per il gip Isabella Iaselli è «gravemente indiziato di partecipazione al clan dei casalesi, con il ruolo di imprenditore colluso col sodalizio camorristico».

Di lui parlano alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone. «Le dichiarazioni dei collaboratori riguardano il passato – spiega il gip nell’ordinanza – ma consentono di lumeggiare la figura di Luongo e di comprendere il percorso che ha seguito, passando da imprenditore partecipe al cartello organizzato dal clan (come riferito dai collaboratori) a imprenditore esperto, in grado di dare suggerimenti e dirigere lui stesso il cartello».

Le esigenze cautelari, nel suo caso, si giustificano «dalle intercettazioni che rivelano il ruolo attuale del Luongo». Un ruolo in relazione alle «percentuali richieste dalla camorra sui lavori affidati alle imprese del cartello». Nell’ambito dell’operazione, inoltre, sono stati posti ai domiciliari Carlo Russo, 52 anni, responsabile unico della procedura di scelta del contraente; Vincenzo Filomena, 60 anni, progettista dell’Ufficio Tecnico del Cira; Antonio Fago, 77 anni, accusato di intermediare tra Orsi, Filomena e Russo. L’obbligo nel comune di residenza, invece, è stato disposto per l’imprenditore Adolfo Orsi, 40 anni, figlio di Sergio Orsi; Francesco Pirozzi, 53 anni, geometra dell’Ufficio Tecnico del Cira; Amedeo Grassia, 59 anni, ritenuto intermediario. In ultimo, l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, misura per gli imprenditori Salvatore Orsi, 38 anni, nipote di Sergio Orsi, Felice Ciervo, 30 anni e Fiore Di Palma, 52 anni.

martedì, 26 Aprile 2022 - 20:52
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