Giustizia, l’Anm sciopera contro la riforma. La censura dei politici, Renzi: «E’ assurdo». Costa: «Il Parlamento va avanti»


Uno sciopero per opporsi alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario firmata dal ministro della Giustizia Marta Cartabia. Uno sciopero che vede i magistrati isolati rispetto a politica e avvocatura.

Sabato 30 aprile, all’esito di un dibattito assembleare durato ben otto ore, l’Associazione nazionale magistrati ha deliberato una giornata di sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm: 1.081 favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti. La data verrà fissata dalla giunta esecutiva.
«Non scioperiamo per protestare, ma per essere ascoltati, non scioperiamo contro le riforme, ma per far comprendere, dal nostro punto di vista, di quali riforme della magistratura il Paese ha veramente bisogno», si legge in un passaggio della mozione approvata dall’assemblea. E’ stato invece bocciato per una manciata di voti (688 contrari e 668 a favore e 67 astenuti) l’emendamento presentato da Stefano Celli sulla «possibilità di revoca dell’astensione» in caso di eventuali miglioramenti al testo che passerà ora all’esame del Senato.

Tra i punti della riforma più contestati vi è la pagella ai magistrati che terrà conto della chiusura (positiva o negativa) dei procedimenti istruiti. Sul punto ha osservato il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro: «Si istituisce un fascicolo delle performance che raccoglie lo sviluppo processuale delle pratiche, quasi uno screening periodico. La logica di fondo è che il processo è una gara da vincere, che ogni riforma di sentenza o il rigetto dell’istanza cautelare del pm, valga come una sconfitta o un punto in meno per il magistrato sconfessato che sarà d’ora in poi plausibilmente meno sereno, propenso magari a conformarsi alle decisioni dei giudici dei gradi superiori e maggiormente incline al conformismo giudiziario se non addirittura orientato a ripiegare verso pratiche di giurisprudenza difensiva».

E ancora: «E’ una riforma permeata da logiche aziendalistiche, che mira all’efficienza e pensa ai tribunali come a catene di montaggio, che forniscono, possibilmente in tempi rapidi, un prodotto, poco importa se sia o meno di qualità. Una riforma che altera profondamente il modello costituzionale di giudice» e che «è animata dal risentimento» della politica, nonostante siano passati trenta anni da Mani Pulite.

Ha aggiunto il presidente dell’Anm Santalucia: «Non siamo contrari a essere valutati, ma un magistrato impaurito non è un migliore magistrato. Con questa riforma spegnete il coraggio e state solleticando il sentimento impiegatizio dei magistrati cosa che temo possa trovare risposta». Quindi l’appello alla politica: «Non siamo eredi dello scontro dei tempi di ‘Mani Pulite’ con la politica, ma non vogliamo leggere in una riforma tentativi di rivalsa. I magistrati hanno sbagliato, sbagliano, si puniscano i magistrati che sbagliano, ma si preservi la giurisdizione disegnata dalla Costituzione».

Dal mondo della politica arriva la condanna alla decisione dei magistrati. «Lo sciopero dell’Anm dimostra una volta di più che questi magistrati, o meglio, che l’associazione che li guida è sempre più corporativa e casta. E’ uno sciopero assurdo e inspiegabile, e lo dice chi quella riforma non la vota, immaginiamoci gli altri», ha commentato il leader di Iv, Matteo Renzi, intervistato a Radio Radicale. «La riforma è semplicemente inutile. Non tocca i veri problemi: lo strapotere delle correnti e la mancanza di responsabilità», ha concluso.

Per il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (di Fi) lo sciopero «è ingiusto» in quanto l’Anm è stata «sul punto, ascoltata al Ministero ben sette volte, poi il Parlamento decide». Ha osservato Carlo Calenda di Azione: «La scelta dell’Anm di scioperare contro la riforma (moderata) della Min. Cartabia è molto grave. Non si vuole difendere l’indipendenza o l’autonomia della magistratura ma il privilegio di essere al di sopra di ogni valutazione e di perpetuare la gestione correntizia del CSM». Gli ha fatto eco Enrico Costa, di Azione: «Lo sciopero dei magistrati contro le valutazioni di professionalità è sbagliato e, se possibile, incrina ulteriormente la fiducia dei cittadini nei loro confronti. Era un finale già scritto, evidente di fronte ad una immotivata drammatizzazione quotidiana dei toni. Il Parlamento non si farà condizionare».

Chiede addirittura misure più incisive Giulia Bongiorno della Lega: «Per me la riforma non va chiusa così: la mia idea è che si tratta di una riforma blanda, serve invece che sia molto più incisiva, va migliorata al Senato e si possono prendere in considerazione anche alcuni spunti tecnici che ho sentito qui oggi». «Il cuore del problema politico è se al Senato si cambierà o meno questa riforma: perché da un lato c’è l’esigenza delle imminenti elezioni del Csm e di chi vuole che si svolgano a luglio con le nuove norme, io invece credo che le riforme devono essere incisive altrimenti è meglio non farle».

Critiche anche dal presidente dell’Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza: «Non vi è nessun altro Paese al mondo dove per ogni governo che si forma vengono messi fuori ruolo 200 magistrati, e tacete su tutto questo. Volete che il capo di gabinetto e il capo dell’ufficio legislativo del ministero siano dei magistrati e non degli appartenenti al funzionariato di carriera. Non potete chiudervi in un fortino per cui ogni modifica riformatrice la vivete come un assalto».

lunedì, 2 Maggio 2022 - 19:39
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