Riforma Cartabia, sciopero flop dell’Anm: 48% di adesioni. Santalucia rilegge il dato: «Niente protesta perché si è sfiduciati»

di Gianmaria Roberti

Sciopero contro la riforma Cartabia, aderisce meno della metà dei magistrati. Il dato inchioda l’Anm al 48%, o poco più. Abissale la differenza con l’80% del 2010, ultima astensione delle toghe. Allora, la protesta era contro i tagli retributivi ai magistrati, previsti dalla manovra del governo Berlusconi. Lontani anche i numeri del 2002, quando il 68% incrociò le braccia contro la riforma dell’ordinamento giudiziario, firmata dal guardasigilli leghista Castelli.

Ieri, l’adesione più alta si registra nel distretto giudiziario di Bologna (73%), con 184 magistrati scioperanti, e 104 regolarmente in servizio. A Napoli l’asticella si fissa al 53%: in 509 aderiscono, in 448 dicono no all’astensione. Analogo scenario a Salerno (54%). Milano si ferma al 51% (358 aderenti su 703). A Palermo non lavora il 58% dei magistrati. Roma è molto sotto la media: appena il 38% di astensioni. Tra le percentuali più elevate: Bari (69%), Brescia (66%) e Catania (65%). Le partecipazioni più basse, dopo la Cassazione (23%), a Trento (25%) e Torino (33%).

I risultati danno la stura a svariate interpretazioni. Il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, mette le mani avanti: «Non è stato un flop, un collega su due ha ritenuto che la sua protesta contro questa riforma fosse così forte da esprimersi con lo sciopero». «Non credo che – aggiunge l’esponente dell’Associazione nazionale magistrati a 24 mattino su Radio 24 – coloro che non hanno scioperato siano in sintonia con la riforma del governo: ne é riprova il fatto che nell’assemblea del 30 aprile, coloro che si sono dissociati dallo sciopero lo hanno fatto ritenendo che fosse un risposta troppo blanda».

Realista il commento di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm: «Ci sono molti che sono sfiduciati, che non scioperano perchè pensano che non ci sia più nulla da fare. Ci sono quelli che non scioperano perché pensano che dovevamo fare non solo un giorno di sciopero, ma più giorni di sciopero. Nell’eterogeneità delle posizioni, però, c’è un unico dato: nessuno pensa che questa sia una buona riforma». Il sindacato delle toghe sottolinea che il testo attuale è frutto di modifiche della maggioranza. «Il ministro Cartabia ci ha ascoltati e infatti – ricorda Santalucia – questa più che una protesta contro» di lei è un’astensione contro gli emendamenti «fortemente peggiorativi». Il presidente dell’Anm è netto: con la riforma «si pensa di controllare e irrigidire l’organizzazione della magistratura, per controllare i magistrati».

L’Associazione nazionale magistrati fa i conti con i dati dello sciopero, e non è un giorno semplice. Implacabile si mostra Cosimo Ferri, oggi deputato di Italia Viva, componente della Commissione Giustizia, ieri leader di Magistratura Indipendente, ras delle preferenze nell’Anm. «La magistratura non ha seguito l’Anm, lo sciopero è stato un flop – afferma -. Una crisi di rappresentatività evidente e nei numeri. Deve far riflettere. Una sconfitta per chi gestisce potere della magistratura».

Ferri è lapidario pure sulla riforma Cartabia: «Ormai è noto come sia inutile e non migliorerà il servizio giustizia. Sono soddisfatto di non averla votata e di aver segnalato in Parlamento le contraddizioni inserite nel testo e il fatto che rafforzi il peso delle correnti e che tuteli i privilegi di alcuni». Critiche allo sciopero anche dal Consiglio nazionale forense.

«Fino all’ultimo momento abbiamo confidato in un ripensamento che non c’è stato – dichiara una nota di Maria Masi, presidente del Cnf-. Un’occasione sprecata per dimostrare che, anche di fronte a ipotesi di riforma non del tutto condivisibili, la magistratura italiana, a cui la Costituzione affida il potere e il dovere di applicare la legge e alla quale i giudici sono soggetti, avrebbe potuto scegliere di far prevalere il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e dell’ordinamento e il rispetto nei confronti della sua stessa essenziale funzione. Non ci appassiona il dato della partecipazione e dell’adesione allo sciopero ma ci preoccupa il disagio che anche un solo cittadino ha sofferto per aver subito l’indifferenza non tanto ai suoi diritti quanto ai suoi bisogni».

Masi attacca Santalucia, di cui «ancor meno si comprendono oggi le dichiarazioni», soprattutto «quando si riferisce al “pericolo di un mutamento del modello di magistratura” che avrebbe convinto i giovani magistrati ad aderire allo sciopero». Per il presidente del Cnf «esiste già il riferimento a una magistratura “modello” ed è a quella che i giovani magistrati dovrebbero guardare, perpetuandone il coraggio e la generosità. Oggi (ieri, ndr) è stato solo un giorno triste, l’ennesimo per la giustizia».

martedì, 17 Maggio 2022 - 14:47
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