Clan Contini, cade l’accusa di camorra: solo 5 condanne. Assolti in 18: ci sono il boss Edoardo e il non più pentito Esposito

di Manuela Galletta

Il braccio di ferro sull’utilizzabilità delle dichiarazioni del pentito (per pochissimo tempo) Luca Esposito è stato perso. E con esso è sfumata, per la procura, anche la possibilità di contare su un elemento d’accusa che avrebbe potuto fare la differenza.

Oggi pomeriggio il giudice per le indagini preliminari Maria Laura Ciollaro del Tribunale di Napoli ha firmato la sentenza al processo con rito abbreviato a carico di capi e gregari, tali o presunti, del clan Contini imputati per effetto dell’inchiesta che nel giugno del 2019 sfociò in oltre 100 misure cautelari e mise a nudo l’infiltrazione della cosca nell’ospedale San Giovanni Bosco. Il verdetto è stato di quelli amari per la Direzione distrettuale antimafia. Solo cinque le condanne stabilite e non per associazione di stampo mafioso: il reato di camorra è stato cancellato con un tratto di penna.

Poi raffica di assoluzioni, 18 in tutto, che hanno riguardato anche personaggi di primo piano della famiglia del Vasto: tra gli assolti anche il boss Edoardo Contini (difeso dall’avvocato Paolo Trofino), detenuto in regime di 41bis per altre condanne tra omicidio e camorra.

Ma andiamo con ordine, partendo dalle condanne che sono intervenute ma non per il reato di camorra. Due anni sono stati disposti per Ciro Botta; un anno e 4 mesi, con la sospensione condizionale della pena, per Maria Aieta (difeso dagli avvocati Paolo Trofino e Antonio Briganti), moglie del boss Edoardo Contini; 3 anni per Carlo Molinaro; 5 anni per Teodoro De Rosa. Le assoluzioni, invece, sono state disposte, tra gli altri, per Edoardo Contini; Anna Aieta (difesa dall’avvocato Gianpaolo Schettino), sorella di Maria e moglie del boss di Giugliano Francesco Mallardo; diversi esponenti della famiglia Botta (Salvatore, Lucia, Marco, Angelo); Giuseppe De Rosa; Ciro Acanfora; Alberto Aniello (difeso dall’avvocato Massimo Amoriello); Vincenzo Ventriglia, Fortunato Santoriello, Antonella Imperatore, Domenico Lieto, Ciotola (difeso dall’avvocato Maddalena Stompanato).

Tra gli assolti anche Luca Esposito (difeso dagli avvocati Nicola Pomponio e Annamaria Ziccardi), genero del ras Patrizio Bosti. E qui v’è bisogno di aprire una parentesi: Esposito, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, aveva espresso l’intenzione di passare a collaborare con la giustizia e aveva reso anche qualche interrogatorio, poi però è tornato sui suoi passi, interrompendo ogni dialogo con la Dda. Il pm antimafia Ida Teresi ha, dunque, cercato di far entrare nel processo con rito abbreviato le dichiarazioni rese da Esposito, anche alla luce del fatto che già in sede di Riesame l’accusa di camorra mossa a diversi imputati si era rivelata traballante. Così, in una delle scorse udienze, il pm aveva fatto presente che il dietrofront di Esposito fosse dipeso da minacce a lui rivolte.

La speranza della procura era quella di restituire dignità alla contestazione facendo leva sui narrati di Esposito. Tuttavia il gip ha respinto la richiesta di ritenere utilizzabili le dichiarazioni, dichiarando i verbali non acquisibili perché non era evidente il presupposto delle minacce e perché li ha ritenuti superflui ai fini della valutazione essendo già incardinato il rito abbreviato. Va dunque sottolineato che le dichiarazioni rese da Esposito non hanno avuto neanche un effetto auto-incriminante: nella sua breve parentesi di pentito, Esposito affermò subito di non essere stato parte integrante del clan Contini. Ad ogni modo sarà importante leggere le motivazioni della sentenza del gip Ciollaro proprio rispetto all’utilizzabilità delle dichiarazioni del genero del ras Patrizio Bosti.

mercoledì, 25 Maggio 2022 - 20:47
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