Omicidio Ziliani, le confessioni choc delle figlie e del fidanzato di una delle due: «Strozzata a mani nude, non moriva»

Laura Ziliani
Laura Ziliani

Hanno deciso di raccontare la verità. E la verità, come aveva ipotizzato la procura, è che Laura Ziliani è stata uccisa dalle sue figlie e dal fidanzato di una delle due. Il primo a rompere il muro del silenzio è stato Mirto Milani. Martedì scorso il 28enne ha ammesso le proprie colpe, poi mercoledì è crollata anche Silvia Zani, fidanzata di Mirto e figlia maggiore della vittima. Infine, nella tarda serata di giovedì 26 maggio, ha confessato anche Paola Zani, la figlia minore di Laura Ziliani.

Le confessioni sono arrivate all’indomani della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che anticipa l’intenzione della magistratura di chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. Si chiude così il cerchio di un’inchiesta irta di ostacoli. Si chiude con l’acquisizioni di racconti agghiaccianti, che ora daranno un colpo di acceleratore alla fase processuale.

Laura Ziliani, ex vigilessa di Roncadelle (Brescia), scomparve l’8 maggio del 2021 dalla sua casa di Temù, in Valcamonica, dove trascorreva i fine settimana e le vacanze facendo trekking. Il suo corpo fu trovato l’8 agosto sulle rive dell’Oglio: un bambino di 10 anni vide un piede spuntare dalla fanghiglia del greto. Le indagini virarono sulle figlie della donna e scandagliarono il movente economico. La svolta arrivò il 24 settembre 2021 con l’arresto di Sicilia e Paola Zani e Mirto Milani, fidanzato di Silvia.

A distanza di 8 mesi arriva la confessione, con una verità che, per certi aspetti, è ancora più agghiacciante di quella ipotizzata dalla procura. Secondo il medico legale nominato dal pm, Laura Ziliani fu stordita con una forte dose di benzodiazepine e quindi soffocata con un cuscino. Infine il corpo di Laura venne messo in un corpo in un telo di plastica e fu seppellito vicino al fiume Oglio. Mirto Milani ha confermato l’utilizzo dei farmaci per rendere inoffensiva Laura Ziliani (hanno sciolto il benzodiazepine in una tisana), ma poi ha precisato di aver «messo un sacchetto in testa» all’ex vigilasse e di averlo chiuso. «Laura non moriva e io e Silvia le abbiamo stretto le mani al collo», ha aggiunto.

Dalle confessioni dei tre sono emerse anche conferme circa il sospetto che Laura Ziliani fosse stata drogata anche diverse settimane prima del delitto. In un interrogatorio del 12 giugno scorso il compagno di Laura Ziliani aveva riferito di sospetti in merito al fine settimana tra il 16 e il 18 aprile, in cui l’ex vigilessa di Temù aveva accusato uno strano malore: «Quando ci incontrammo di persona il lunedì arrivai persino a dirle che l’avevano avvelenata. Lei si arrabbiò per la mia affermazione».

E ancora: «Laura mi disse che dopo una cena con Silvia, Paola e con Mirto, si era adagiata sul divano e si era addormentata. Solo dopo essersi svegliata alle ore 12.30 circa, le figlie le avevano raccontato che si era addormentata sul divano e, al momento di andare a letto, non erano state in grado di svegliarla. L’avevano quindi accompagnata di peso sino a letto dov’era stata anche spogliata e le avevano messo il pigiama. Laura non ricordava nulla. Mi disse di non sapere cosa fosse accaduto e di non sentirsi bene». In quel weekend la vittima era realmente stata avvelenata dalle figlie Paola e Silvia Zani e da Mirto Milani.

Durante la loro confessione, Silvia e Paola Zani hanno spiegato che la madre le faceva sentire inferiori, sbagliate e inadeguate. Lei, sempre attenta al fisico e all’attività sportiva, le avrebbe attaccate ripetutamente perché sovrappeso. Le due figlie dell’ex vigilessa hanno spiegato poi che i rapporti erano logori da tempo.

sabato, 28 Maggio 2022 - 22:17
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