Non è collusa, ma danneggiata dal sistema di appalti dei Casalesi: il Tar annulla interdittiva ad imprenditrice

giudice martello
di Gianmaria Roberti

Stavolta la Prefettura di Caserta avrebbe preso un grosso granchio. Quell’imprenditrice, secondo il Tar Campania, non ha legami camorristici. Anzi, dal clan dei Casalesi risulta perfino danneggiata. Così, il tribunale amministrativo annulla l’interdittiva antimafia alla Giofra Costruzioni, di cui la donna è titolare. E sono severe le valutazioni della prima sezione, nell’accogliere il ricorso dell’impresa, assistita dall’avvocato Mario Caliendo.

«Il Collegio rileva che – afferma la sentenza – nel caso di specie appare deficitario il giudizio complessivo (…). In questo senso, non sembra che la Prefettura abbia adeguatamente preso in considerazione ed apprezzato le circostanze che depongono nel senso di escludere collegamenti tra la ricorrente C.O. e la criminalità organizzata». Comincia, in tal modo, una serie di rilievi del Tar. L’interdittiva della Prefettura era scattata nel luglio scorso. Conseguente il rigetto della richiesta di iscrizione alla White List. Il provvedimento si basava su un’informativa del comando provinciale dei Carabinieri di Caserta. La ditta, con sede di Casal di Principe, era sospettata di rapporti con Angelo Brancaccio, ex sindaco di Orta di Atella, condannato per camorra. Secondo la Prefettura, la titolare e il marito «sono stati comproprietari fino al 2019 della Ital Casa …società rimasta coinvolta nella maxi inchiesta della DDA di Napoli che ha disvelato i rapporti costanti intercorsi con Angelo Brancaccio».

Con il politico, si sarebbero «resi disponibili a concretizzare il disegno criminoso del clan camorristico dei casalesi …la sentenza del GIP di Napoli 22/18 … emerge che “… nella vasta cementificazione in Orta di Atella molteplici sono le società che hanno operato tra queste le società Ital Casa Immobiliare». Il ricorso, però, evidenzia: «La vicenda penalmente rilevante richiamata dalla Prefettura di Caserta, che ha coinvolto il ricorrente ed il coniuge, (…) riguarderebbe il permesso di costruire n. 35 del 2006 rilasciato dal comune di Orta di Atella a Ital Casa Immobiliare s.r.l.».

Si trattava, «per il profilo penale, di contestazioni per “reati comuni” e non già “mafiosi”, ovvero abuso d’ufficio ed abuso edilizio, come emerge dall’avviso di fissazione di Udienza Preliminare da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere». Quindi, la titolare della ditta «risulta del tutto estranea». È coinvolta «insieme al coniuge – specifica la sentenza – solo per la questione legata al permesso di costruire, senza rapporti di conoscenza, incontri o altri tipi di contatti con il menzionato Angelo Brancaccio né con il Dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune né con esponenti legati alla criminalità organizzata».

Non «risulta, peraltro – aggiunge il Tar -, che collaboratori di giustizia abbiano mai fatto il nome di C.O. né del coniuge per la vicenda di Orta di Atella». Lo stesso Brancaccio, «che ha iniziato a collaborare, non ha mai indicato la ricorrente né il coniuge tra gli imprenditori coinvolti. La sentenza di condanna a carico di Brancaccio Angelo, pronunciata dal Tribunale di Napoli, non lambisce in alcun modo la ricorrente né la coniuge i quali risultano estranei alla rete mafiosa che incombeva sul comune di Orta di Atella». I giudici amministrativi bacchettano: «In questo senso, la Prefettura avrebbe dovuto verificare anche lo sviluppo dell’inchiesta ed, in particolare, l’Ordinanza del GIP del Tribunale di Napoli del 6 giugno 2017 ove emerge che C.O. ed il coniuge non erano minimamente coinvolti in reati di criminalità organizzata ed erano estranei al sistema del rilascio dei permessi di costruire per favorire il clan dei casalesi». E «in ogni caso, il permesso di costruire in contestazione era stato rilasciato allorquando Angelo Brancaccio non era ancora sindaco del comune di Orta di Atella».

Al contrario, va «osservato che, nel periodo dal 2010 al 2015, in cui Angelo Brancaccio ha ricoperto la carica di Sindaco, Ital Casa Immobiliare ha semmai subito atti sfavorevoli dall’amministrazione comunale di Orta di Atella, atteso che, nel 2013, ha subito l’annullamento in autotutela del permesso di costruire (…), annullato a sua volta in sede giurisdizionale dal Consiglio di Stato». Il Tar sottolinea: «La prova che C.O. non fosse contigua, collaterale od anche permeabile alla criminalità organizzata è fornita anche dalla inchiesta c.d. “Normandia 2” ove la ricorrente appare come persona offesa o comunque danneggiata proprio per essersi opposta al sistema di pilotaggio delle gare di appalto effettuato dal clan dei casalesi». La coppia, peraltro, nel 2019, «e dunque in tempi non sospetti», cedette le azioni di Ital Casa Immobiliare.

«La ricorrente, ad un esame più attento – chiosano i giudici -, appare estranea alla complessa vicenda che individua nella figura dell’ex sindaco di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, uno dei perni del sistema di contiguità tra la criminalità organizzata, imprese del settore edile e l’amministrazione dell’ente locale, allo scopo di rilasciare permessi o altri titoli per consentire massicce speculazioni edilizie sul territorio comunale». Il tribunale, inoltre, ha compensato le spese tra le parti.

lunedì, 30 Maggio 2022 - 09:04
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