Referendum e 971 Comuni al voto, l’election day che pesa su Politiche e riforma Cartabia | La posizione dei partiti

Il 12 giugno 2022 si vota per il referendum sulla giustizia

Urne aperte per le elezioni amministrative in 971 comuni (di cui 142 con popolazione superiore a 15.000 abitanti e 829 pari o inferiore) e per il referendum su 5 quesiti in materia giustizia.

Domenica 12 giugno è election day. Un giorno cui i partiti guardano con particolare attenzione per due ordini di ragioni: le amministrative sono un test importante in vista delle imminenti Politiche e ciò vale soprattutto per il centrodestra, con Giorgia Meloni che vorrebbe prendere il sopravvento e Lega e Forza Italia che tentano, a livello nazionale di marcare il territorio ma poi nelle realtà locali non presentano (in alcuni casi) neppure il proprio simbolo. Il secondo motivo per il quale questo 12 giugno è visto con attenzione è quello del voto per il referendum su 5 quesiti: l’abrogazione del decreto Severino in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati, l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm e il voto nei Consigli giudiziari.

Nonostante ci siano le amministrative a fare da traino, è sensazione diffusa che non si raggiungerà il quorum e che, dunque, ogni voto espresso sarà inutile. Tuttavia i partiti a favore del ‘sì’ già avvertono che il Parlamento dovrà tenere conto anche dei voti, insufficienti, espressi e dell’indirizzo che ne deriverà. Sì, perché sul tavolo c’è la riforma Cartabia che deve essere approvata e che contiene norme che in qualche modo vanno ad accavallarsi con alcuni dei quesiti referendari: anche per questa ragione il Parlamento s’è fermato sul testo scegliendo di darsi appuntamento per il 14 giugno, quando l’esito delle urne sarà chiaro.

Quali sono i quesiti, cosa significa votare ‘sì’ o ‘no’ | La scheda

Ma qual è l’orientamento dei partiti? Per il Sì a tutti i quesiti sono schierati, ovviamente, Lega e Radicali, che sono stati i promotori dei referendum. Sulla stessa linea Forza Italia, Coraggio Italia, Italia Viva, Azione. Un ‘sì’ parziale, invece, per Fratelli d’Italia: i meloniani sono per il ‘sì’ solo rispetto a 3 quesiti (separazione delle funzioni dei magistrati, consigli giudiziari e eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm), mentre sono per il ‘no’ per i quesiti relativi all’abolizione della legge Severino e alla limitazione della custodia cautelare. Chi è schierato per il ‘no’ a tutti e 5 i quesiti è il Movimento Cinque Stelle, che in particolare ha ammesso di temere il quesito che mira ad abolire la legge Severino. Non prende posizione, invece, il Partito democratico, che lascia libertà di voto anche se il segretario Enrico Letta non ha nascosto le sue perplessità sui quesiti («Una vittoria dei sì aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe», ha spiegato). Anche LeU non si è schierata ufficialmente, lasciando libertà di voto, ma nel partito la linea è contro i quesiti sulla giustizia.

sabato, 11 Giugno 2022 - 22:44
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