Referendum Giustizia, dati definitivi sul flop: al voto il 20,95%. ‘No’ e ‘sì’ pari su 2 quesiti. Caiazza contro Lega e Radicali

Gian Domenico Caiazza
Il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane Gian Domenico Caiazza (Foto Camere penali Tv)

I dati sono definitivi. L’affluenza per i Referendum sulla giustizia si è fermata al 20,95 % non raggiungendo così il quorum richiesto (50 per cento + 1). Un flop di partecipazione, come era stato previsto. Un flop che viene con livore da chi ci aveva scommesso ma già nelle scorse settimane aveva iniziato a mettere le mani avanti dando la colpa al sistema di informazione, tacciato di avere fatto calare il silenzio sul referendum, relativo ad alcuni temi di giustizia, o peggio ancora di avere cercato di influenzare il voto spingendo per il ‘no’.

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Dall’Unione delle Camere penali italiane arriva anche una censura all’operato dei promotori del referendum, quasi a volere scaricare ogni colpa sul due Lega-Radicali benché nelle singole Camere penali tanto ci si sia spesi, a suon di convegni, per fare da cassa di risonanza per il ‘sì’. «La disinformazione, soprattutto da parte del servizio pubblico, è certamente un dato importante. I cittadini sono andati, a un appuntamento di rilievo costituzionale, nella totale non conoscenza dei temi referendari. E questo è un dato da censurare. Però il fallimento a mio giudizio, è anche frutto del modo con cui è stato organizzato. Estemporaneo, improvvisato», afferma Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali italiane commentando l’esito del Referendum in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

«Per la prima volta, noi, come Camere Penali, non siamo stati consultati per un parere. Ci siamo trovati di fronte alla conferenza stampa Salvini-Turco, dove il leader della Lega e il segretario dei Radicali, annunciavano i quesiti. Punto – prosegue – quando si facevano i Referendum con Pannella il primo lavoro, fondamentale, era la costituzione di un comitato promotore esteso al maggior numero possibile di realtà che potessero poi essere utili a renderlo noto. Perché non puoi limitarti a dire che non c’è attenzione sui quesiti. L’attenzione politica si crea». Invece, secondo Caiazza, con questo Referendum «e’ stato chiuso a un accordo a due: Radicali-Lega. E per giunta una delle due forze proponenti lo ha abbandonato – conclude – la Lega non ha mai nemmeno depositato le firme raccolte perdendo cosi’ il diritto alle tribune referendarie. Ora sarà più difficile discutere di questi temi. Questo atto politico avventato rischiamo di pagarlo carissimo».

Tornando all’analisi del voto, il ‘sì’ ha vinto su tutti i quesiti anche se per due quesiti la forbice non è ampia quanto ci si aspettava. Sul primo quesito – in merito all’abolizione della legge Severino – il “no” raggiunge infatti quota 45,9 per cento con il “si'” al 54 per cento. Sui nuovi limiti alla carcerazione preventiva il “no” raggiunge il 43,87 per cento. Ben più schiacciante la vittoria del “si'” negli altri quesiti: 74 per cento per la separazione delle funzioni dei magistrati; 72 per cento sul diritto di voto agli avvocati nella valutazione dei magistrati e 72,6 per cento anche per l’abolizione delle firme per le candidature al Csm. Per quanto riguarda invece l’affluenza, per il primo quesito stata del 20,95 per cento, per il secondo del 20,93 per cento, del terzo quesito al 20,93 per cento, per il quarto del 20,92 per cento e per il quinto quesito del 20,92 per cento.

— SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI SULL’ANALISI DEL VOTO —

lunedì, 13 Giugno 2022 - 09:17
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