La denuncia di scomparsa, il racconto di un rapimento ad opera di 3 persone incappucciate che fa salire il livello di allerta. Le indagini sulla sorte toccata alla piccola Elena Del Pozzo hanno scritto una conclusione drammatica: la bambina, che a luglio avrebbe compiuto 5 anni, è stata ritrovata morta.
Il cadavere era in un campo incolto, sulla via Turati, a Mascalucia, nel Catanese: il luogo dista 200 metri da casa della mamma di Elena. A fare ritrovare il corpo, dopo un serrato interrogatorio, è stata proprio la madre della piccola, che ha reso una confessione agghiacciante.
La donna, nella serata di ieri, aveva denunciato il rapimento della figlia: aveva parlato di tre uomini incappucciati, di cui uno armato di pistola, che avevano prevalso la bimba in strada. La ricostruzione era tuttavia apparsa poco credibile agli inquirenti, che avevano riscontrato delle anomalie nel racconto: nessun testimone dell’episodio, oltre la donna. Inoltre la donna, Martina Patti, non ha chiamato subito aiuto sul posto, telefonando al 112, ma prima è andata a casa e poi con i familiari dai carabinieri a presentare la denuncia. Stranezze che hanno spinto la procura a concentrarsi sulla madre, senza però scartare altre ipotesi e lavorare contestualmente su altri fronti. La procura, infatti, aveva autorizzato la diffusione della foto della bambina nella speranza che qualcuno potesse riconoscerla laddove lo scenario inizialmente tratteggiato fosse stato vero.
Distrutti dal dolore i nonni e il padre della bimba. «E’ mia nipote, non mi toccate, fatemi passare, voglio il suo corpo è mia…», sono state le urla strazianti del nonno paterno appena arrivato con la moglie sul posto del ritrovamento del cadavere della nipote. Sul posto anche il padre della bimba, giunto insieme alla compagna. «Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa – ha detto in lacrime Rosaria Testa nonna paterna della bambina – Quando hanno litigato non voleva andare via da casa, un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di me’. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina».
Una preghiera è stata rivolta dal parroco di Massannunziata e rettore del santuario di Monpilieri, padre Alfio Privitera: «C’è un angelo in paradiso o una mamma che non stava bene psicologicamente o qualcuno ha combinato qualche pasticcio. La nostra società ha gli eroi e i disgraziati. Che questa vicenda diventi un motivo per riflettere sul valore della vita è sull’assistenza da fare alle persone che non stanno bene con la testa».
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martedì, 14 Giugno 2022 - 12:29
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