Resa dei conti nei 5Stelle, Di Maio ‘imputato’: «Attaccato con odio e livore». Cosa accade se il ministro se ne va

Luigi Di Maio (foto Kontrolab)

Un terremoto politico che rischia di ripercuotersi su tutto il quadro politico italiano. Luigi Di Maio è sotto processo all’interno del Movimento Cinque Stelle. La frattura tra lui e l’ala guidata da Giuseppe Conte e Roberto Fico è divenuta insanabile. A Di Maio vengono contestate le ultime dichiarazioni fatte ‘senza confronto interno’ (sulla debacle elettorale e la leadership di Giuseppe Conte) e ‘in contrapposizione’ con la posizione sulla guerra.

«Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Io lo rivendico con orgoglio», dice il capo della Farnesina. Di Maio, tuttavia, sa bene che il pomo della discordia non è l’atlantismo. Lo scontro abbraccia la leadership all’interno del Movimento e si è palesato con forza in occasione delle amministrative nel Napoletano. Per citare un caso emblematico: in piena campagna elettorale, Luigi Di Maio è stato ospite di un incontro istituzionale al Comune di Portici guidato da Enzo Cuomo, il sindaco uscente ricandidato dal Pd (e uscito vincente con l’83%). Di Maio, per l’occasione, si è concesso a numerose foto con Cuomo, con tanto di abbracci e strette di mani che hanno lasciato intendere a un endorsment per Cuomo. E però a Portici il Movimento Cinque Stelle appoggiava un candidato rivale a Cuomo, tanto è vero che i grillini porticesi presero una dura posizione contro Di Maio rivendicando di riconoscere come loro leader solo Conte e Fico.

Tant’è, c’è una fetta del Movimento, quella più contiana, che vorrebbe l’espulsione di Luigi Di Maio. Cosa che in un vertice notturno del Consiglio nazionale del Movimento è stata oggetto di discussione. I toni della riunione sono stati molto accesi ma per ora si è deciso di ‘congelare’ l’espulsione evitando di formalizzare la richiesta ai probiviri di valutarla. Di Maio resta dunque una sorta di sorvegliato speciale. Lui ha detto di sentirsi «attaccato con odio e livore» dai dirigenti grillini che «portano avanti con un atteggiamento poco maturo posizioni che mettono in difficoltà il governo in sede Ue e creano instabilità». Nel corso della riunione in Consiglio, Conte si è detto ‘rammaricato’ per le dichiarazioni di Di Maio.

La linea da seguire, per ora, è quella della reciproca sopportazione. Giovedì ci sarà un incontro con Beppe Grillo, che potrebbe essere risolutivo. Il problema è cosa potrebbe significare per il Movimento perdere di Maio. Qualcuno ha già iniziato a fare i conti e, come rileva ‘La Repubblica’, i parlamentari disposti a seguire il ministro degli Esteri sarebbero fra i 15 e i 30. Ma l’emorragia potrebbe essere più profonda. Tra poco, annota il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, saranno inviate le lettere per le restituzioni delle indennità parlamentari: chi non intende pagare, è il ragionamento maligno all’interno del Movimento, potrebbe decidere di cogliere al balzo l’eventuale espulsione per andarsene e tenere i soldi per sé. In tal caso si contano una ventina di persona.

Ma vi è di più: un altro momento ‘traumatico’ potrebbe essere rappresentato dal voto web sul limite dei due mandati. Chi vorrebbe evitare i ‘paletti’’ per rinnovare senza limiti la propria candidatura, potrebbe decidere si sfruttare la fuoriuscita di Di Maio per sganciarsi dal Movimento. Ecco, con le eventuali partenze conteggiate in modo approssimativo, cosa resterebbe del Movimento chiamato già a fare i conti con un peso elettorale scarsissimo (le ultime amministrative inchiodano il partito al 3%)? Ma soprattutto senza Di Maio cosa ne sarà dell’alleanza con il Partito democratico e il ‘fronte largo’ da riproporre per le Politiche 2023 contro il centrodestra? C’è preoccupazione nel Movimento. In molti pensano anche Di Maio possa decidere di non attendere l’espulsione e scegliere di andarsene. Per fondare un partito suo? Chissà.

lunedì, 20 Giugno 2022 - 10:33
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