Aborto, la sentenza della Corte Suprema spacca gli Usa e incendia le piazze. Protestano in migliaia, in Italia tutti critici

di Gianmaria Roberti

È la riscossa dell’America profonda, della Bible Belt, la “cintura della Bibbia”, che ha negli Stati del Sud l’anima più reazionaria. La Corte Suprema degli Stati Uniti, di fatto, ha abolito il diritto ad abortire, riportando le lancette indietro di 50 anni. Venerdì i giudici hanno annullato la storica sentenza Roe v. Wade. Il verdetto, nel 1973, riconobbe il diritto della texana Norma McCorvey di interrompere la gravidanza, garantendo a tutte le donne di poter abortire liberamente.

La decisione ha spaccato la Corte, con sei voti favorevoli al divieto di aborto, e tre contrari. Una plastica divisione tra i giudici conservatori – tre dei quali nominati dall’ex presidente Donald Trump – e i giudici liberal Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer. Le toghe in minoranza hanno diffuso un comunicato per dissociarsi. «Un tragico errore che ci ha riportato indietro di 150 anni, ora è a rischio la salute delle donne», il commento di Joe Biden, attuale inquilino della Casa Bianca. La sentenza è scaturita dal caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization».

La Corte ha confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica nello Stato dove è possibile praticare l’aborto. Subito dopo la pronuncia, sette Stati hanno vietato l’aborto, mentre altri si apprestano a farlo sulla base di leggi già approvate, in vista della sentenza. Il divieto è scattato in Utah, South Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Missouri e Arkansas. In altri Stati, come Alabama, West Virginia, Wisconsin e Arizona, sono state chiuse le cliniche.

Ma il verdetto della Corte Suprema ha di nuovo incendiato le piazze della protesta. Da Washington a New York, da Los Angeles a Phoenix, in decine di migliaia hanno manifestato contro la svolta. Nella Grande Mela almeno venti dimostranti sono stati arrestati, tensioni si sono registrate a Bryant Park, nel cuore di Manhattan. A Los Angeles gli attivisti pro-aborto hanno marciato lungo la 110 Freeway, una delle strade più importanti, bloccando il traffico. A Phoenix la polizia ha disperso con i lacrimogeni gli abortisti, radunati davanti al Congresso dell’Arizona. Nell’Iowa un pick-up si è lanciato contro i manifestanti, ferendo una donna.

La scelta dei giudici Usa ha innescato, inoltre, diverse reazioni internazionali. Renaissance, il partito del presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato una proposta di legge all’Assemblea Nazionale, per inserire il diritto all’aborto nella Costituzione. In Italia esulta il senatore leghista Simone Pillon: «Una grande vittoria», sperando che questa «brezza arrivi anche da noi». Più cauto il leader del Carroccio Matteo Salvini: «Credo nel valore della vita, dall’inizio alla fine, ma a proposito di gravidanza l’ultima parola spetta sempre alla donna». Bocciano la sentenza, viceversa, Pd, LeU, +Europa e 5 Stelle. «La decisione della Corte americana sull’aborto è stato un errore grave perché – sostiene il segretario dem Enrico Letta – è figlia di una svolta ideologica. Ma è una scelta americana che non avrà nessun effetto in Europa e che non avrà nessuna conseguenza in Italia».

domenica, 26 Giugno 2022 - 08:31
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