Farmaci letali a pazienti Covid, primario assolto: lascia i domiciliari. I giudici: indagini per calunnia su 2 infermieri

Carlo Mosca
Carlo Mosca

La richiesta di condanna a 24 anni di reclusione sostenuta dal pubblico ministero Federica Ceschi non ha trovato accoglimento.

Nella giornata di ieri, sabato 2 luglio, i giudici della Corte d’Assise di Brescia hanno assolto il primario (sospeso) Carlo Mosca dall’accusa di omicidio volontario per la morte di due pazienti Covid deceduti a marzo 2020. Secondo l’impostazione accusatoria, Mosca – che all’epoca era primario all’ospedale Montichiari – somministrò Propofol e Succinilcolina, «farmaci incompatibili con la vita» che andrebbero utilizzati prima dell’intubazione di un paziente. Intubazione che nei casi in questione non è mai stata eseguita. 

Una tesi contestata con determinazione dalla difesa di Mosca. Il primario, che dal gennaio dello scorso anno era sottoposto ai domiciliari, ha sempre parlato di complotto ai suoi danni. «Io non ho somministrato il Propofol. Qualcuno ha voluto farmi del male e può averlo iniettato a paziente già morto», ha detto Mosca durante il dibattimento. 

Il processo si è giocato su pochi elementi accusatori. La stura all’inchiesta è stata data da due infermieri, ascoltati anche dinanzi ai giudici della Corte d’Assise ma, come rilevato dalla difesa del primario, entrati in contraddizione. A riscontro di queste accuse la procura ha portato un’intercettazione ambientale: a Mosca viene chiesto genericamente se avesse usato «quei farmaci» e lui risponde, in modo altrettanto generico, «eh, sì». Per la procura non vi era dubbio che si stesse alludendo a Propofol e Succinilcolina. Troppo poco, ha tuonato di rimando la difesa.

«Siamo davanti a una serie di prove costruite. A partire dalla chat tra gli infermieri che si scambiano una foto con fiale di farmaci gettate in un cestino» – ha detto l’avvocato Elena Frigo – Due infermieri lo accusano ma in aula si contraddicono, mentre un intero reparto sta dalla porte di Mosca e non crede alle maldicenze diffuse dai due infermieri. Non sappiamo che cosa abbia spinto le due persone a dire quelle cose. Ma riteniamo che l’ipotesi accusatoria sia fantascientifica». Per l’avvocato Michele Bontempi, del collegio difensivo, «quelle dei due pazienti sono state morti naturali. Avevano plurime patologie ed è esclusa la morte per causa tossica. In un paziente non sono nemmeno state trovate tracce di farmaco, nell’altro ci sono tracce di Propofol anche se non ci sono prove che sia stato l’imputato a somministrarlo». 

Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate ma, a leggere lo scarno dispositivo, sembra che la Corte d’Assise abbia sposato sia la linea del complotto. I giudici, infatti, non si sono limitati ad assolvere Mosca, che è subito tornato in libertà, ma ha anche disposto la trasmissione degli atti in procura per calunnia nei confronti dei due infermieri che hanno accusato Mosca. 

domenica, 3 Luglio 2022 - 16:18
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