Giornalisti soci della cooperativa solo sulla carta per avere i fondi dell’editoria: sequestro per oltre 4 milioni di euro

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Prima l’inchiesta penale, adesso anche quella della magistratura contabile. Pasquale Piccirillo, ex editore di ‘Tv Luna’, finisce nuovamente nel mirino della giustizia per la sua attività di editore. E, stavolta, si vede aggredito il patrimonio personale. 

I Finanzieri dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e di Caserta hanno eseguito un provvedimento di sequestro conservativo emesso, su richiesta della Procura regionale per la Campania, dal Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Napoli, fino alla concorrenza dell’importo del danno erariale accertato, di circa 4,2 milioni di euro, per l’illecita percezione di contributi pubblici a sostegno dell’attività editoriale. Il sequestro ha interessato beni mobili e immobili delle tre persone, rappresentanti della società cooperativa giornalistica editrice ‘Dossier Società Cooperativa Giornalistica’ che nel frattempo è stata posta in liquidazione coatta amministrativa, già attenzionati a suo tempo dalla procura: Pasquale Piccirillo, Antonio Sollazzo e Caterina Maria Bagnardi (assolta nel 2019). 

Il provvedimento consegue ad articolate indagini condotte dalle Fiamme Gialle nei confronti della predetta società cooperativa (beneficiaria di ingenti contributi di scopo), e coordinate dai pubblici ministeri della territoriale Procura Contabile, all’esito delle quali è stato accertato che la stessa avrebbe più volte cambiato sede legale e denominazione di testata giornalistica, producendo falsa documentazione attestante un assetto societario diverso da quello reale, inducendo in errore la Presidenza del Consiglio – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria di Roma, ad erogare indebitamente, per gli anni dal 2008 al 2012, contributi pubblici per circa 4,2 milioni di euro. 

Le indagini hanno consentito di accertare che l’esistenza della forma societario di cooperativa giornalistica poggiava su un presupposto irregolare: i giornalisti avvicendatisi nella compagine associativa nel periodo oggetto di indagini erano stati costretti ad aderire alla cooperativa in qualità di soci, pur non avendo di fatto alcun ruolo di soci. In realtà i giornalisti erano semplici dipendenti, mentre la cooperativa era di fatto un’azienda con un unico padrone. I giornalisti, però, erano stati costretti ad accettare la qualifica di soci perché minacciati di licenziamento. 

All’esito delle suddette attività, tre persone, amministratori (altresì di fatto) della suindicata società, furono denunziate all’Autorità Giudiziaria Ordinaria per il reato di truffa aggravata funzionale al conseguimento di erogazioni pubbliche.

sabato, 16 Luglio 2022 - 15:18
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