Elezioni Csm, Mi schiera 8 candidati: «Riscattare e ridare credibilità a tutta la magistratura» | Il focus

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Otto candidati uniti da un patto: «Riscattare e ridare credibilità a tutta la magistratura italiana». Anche Magistratura Indipendente, la corrente di centrodestra tra le più colpite dallo scandalo Palamara, si presenta alle elezioni del Csm 2022 e affida esclusivamente al suo portale web un programma articolato in 8 punti.

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In cima alle priorità vi è la volontà di dare vita a un Csm «consapevole delle proprie prerogative costituzionali, al servizio della giurisdizione e dei cittadini, baluardo dell’indipendenza e autonomia della magistratura, luogo di confronto tra le diverse componenti culturali e di pensiero». Un Csm che vigili «sulla corretta attuazione della riforma Cartabia, affinché non si trasformi in un pericoloso regime punitivo e peggiorativo dello status dei magistrati» e che metta «al centro della scena il magistrato e la sua professionalità», valutando il singolo magistrati «per la qualità dei propri provvedimenti, per la sua diligenza e laboriosità, per le sue capacità organizzative e non per le sue appartenenze». Una ‘rivoluzione’ possibile, è il convincimento di Mi, avendo come bussola la «trasparenza, (la) tempistica e (la) leggibilità degli atti e dei provvedimenti consiliari». 

In riferimento a quest’ultimo aspetto, Mi invoca criteri più stringenti e netti per l’assegnazione di incarichi direttivi o semidirettivi affinché «si combatta l’opinione, ma anche solo il sospetto» che essi «siano appannaggio di una cerchia ristretta di colleghi, in vario modo collegati ai gruppi associativi». E indica sette step per la «riduzione del margine di discrezionalità». 

Nel programma viene poi ribadita la contrarietà alla partecipazione degli avvocati per la valutazione di professionalità dei magistrati: «Occorre impedire qualsiasi rischio di condizionamenti esterni del singolo magistrato e rendere l’organo di governo autonomo, che deve deliberare, del tutto impermeabile a valutazioni e interventi di terzi a qualsiasi titolo, anche solo potenzialmente interessati», è il pensiero di Magistratura indipendente. «Non è il magistrato a dover dimostrare di essere un professionista serio, ma il dirigente a segnalare che non lo sia sulla base di fatti concreti: meno burocrazia, meno gerarchia, più responsabilità per il dirigente». 

Infine Magistratura indipendente propone di valorizzare e tutelare i giovani magistrati. «Non devono più essere visti, considerati e trattati come spalatori di carte da destinare ad uffici giudiziari indesiderati e disagiati. Per questo riteniamo positivo il ritorno alla legittimazione triennale per i trasferimenti dalla prima sede di destinazione introdotto dalla L. 17 giugno 2022 n. 71 e riteniamo necessaria una disciplina dell’assegnazione alla prima sede diversa rispetto a quella ordinaria. In questa ottica ci impegniamo a potenziare le sedi disagiate, incentivando il trasferimento su domanda alle stesse non già e non solo attraverso incentivi economici, ma soprattutto mediante il riconoscimento di punteggi aggiuntivi», si legge nel programma di Mi. 

A dare voce a questo articolato programma saranno 8 candidati. 

Per il collegio di legittimità c’è Paola D’Ovidio, sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione, con assegnazione al settore civile. «In questo tempo in cui tali valori chiedono di essere difesi più che mai e la magistratura sta vivendo una perdita di credibilità, auspico fortemente che le scelte del prossimo CSM siano particolarmente attente alla trasparenza, al rispetto delle regole, alle condizioni di lavoro ed ai carichi esigibili, alla semplificazione dei procedimenti e delle circolari, alle esigenze dei singoli uffici, ponendosi come organo di garanzia e di supporto per TUTTI i magistrati, affinché questi ultimi possano a loro volta essere garanzia e sostegno per la società civile nec spe nec metu», spiega nella sua scheda di presentazione.

Per i pubblici ministeri, invece, Magistratura indipendente ha deciso di puntare su Eligio Paolini, pm a Firenze (pool Dda) e Dario Scaletta, pm della Dda a Palermo.

Paolini corre nel collegio 1 animato dall’auspicio che «il prossimo Consiglio recuperi autorevolezza esterna e interna, nella consapevolezza che anche da questo dipenda l’indipendenza ed autonomia della magistratura, che costituisca un luogo principalmente di tutela delle condizioni del singolo magistrato e non esclusivamente di censura e controllo». In magistratura dal 1993, Paolini ha fatto parte anche dell’Anm: nel 2017 è stato eletto alla Giunta Esecutiva Sezionale Toscana dell’ANM dove ha svolto il ruolo di Presidente fino al febbraio 2019. Il suo auspicio è «che chiunque sarà eletto al prossimo CSM riporti una normalità e serenità di rapporti interni ed esterni, pratichi costantemente una dialettica inclusiva, pacata e serena, veda nell’interlocuzione con sensibilità diverse un arricchimento e non una minaccia, pratichi serietà e equilibrio, onestà intellettuale, oggettività e imparzialità, valori che ciascuno di noi esercita costantemente e quotidianamente nella propria attività professionale».

Il pm della Dda di Palermo Dario Scaletta corre nel collegio 2 e porta con sé «la consapevolezza delle innumerevoli difficoltà che il magistrato si trova ad affrontare in particolare in talune realtà»: «Ritengo che occorra riscoprire soprattutto all’interno della magistratura quell’umanità che ci consente di vivere la nostra professione con maggiore serenità e attenzione alle condizioni di lavoro, – spiega nel presentare la sua candidatura – presupposti questi indispensabili per assicurare un servizio quantitativamente e anche qualitativamente adeguato a soddisfare la domanda di giustizia». La sua carriera professionale è legata alla città di Palermo, dove è sostituto procuratore da 18 anni.  

Sono, infine, 5 i magistrati in corsa in rappresentanza dei giudici. Nel collegio 1 c’è Maria Luisa Mazzola, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo. In magistratura dal 2002, Mazzola è convinta che «questo momento rappresenti un’importante opportunità per reagire con coraggio e rilanciare la credibilità esterna ed interna della magistratura, attraverso l’affermazione della centralità e della dignità del nostro ruolo e il recupero del raccordo con l’organo di autogoverno, che non deve essere espressione di potere e luogo di protagonismi personali, ma strumento di partecipazione condivisa a scelte funzionali nell’interesse di tutti».

Nel collegio 2 c’è Bernardette Nicotra, giudice del Tribunale di Roma. Nata a Catania, Nicotra entra in magistratura nel 1992, un anno segnato dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Si definisce  «un giudice “normale” che ha dedicato la maggior parte della propria vita professionale al servizio della Giustizia». «Se vincerò questa sfida, cercherò, di portare al Consiglio i valori di indipendenza, imparzialità e terzietà che ho sempre profuso nell’attività giudiziaria, rifiutando, in ogni occasione, qualsiasi forma di collateralismo – dice Nicotra – Se eletta, mi impegnerò ad affrontare e studiare ogni questione con metodo e rigore nel rispetto dei criteri fissati dalle circolari e con attenzione massima alle problematiche degli Uffici giudiziari e ai problemi quotidiani dei colleghi, con uno sguardo particolare ai più giovani, affinché, attraverso un lavoro più “qualitativamente esigibile”, recuperino l’entusiasmo di quando hanno indossato la toga per la prima volta. Se eletta, mi impegnerò ad essere sempre vicina al territorio, e a tutti i colleghi che ogni giorno, con risorse spesso insufficienti e inadeguate, svolgono in silenzio e, lontano dai riflettori, compiti complessi e delicati. Infine, qualora fossi eletta al C.S.M., non dimenticherò di essere sempre e comunque un GIUDICE». 

Per il collegio 3 corre il giudice della Corte d’Appello di Napoli Edoardo Cilenti, molto impegnato sul fronte associativo.
Cilenti, 55 anni. ha fatto parte del comitato direttivo centrale dell’Anm; della giunta esecutiva centrale dell’Anm. Ai colleghi si presenta con poche parole: «Lontananza dai riflettori dei mass media, serietà, compostezza, riserbo, professionalità e competenza sulle materie ordinamentali: ispirato da tali valori intendo impegnarmi e mettermi in discussione affinché il Csm operi con l’autorevolezza necessaria a svolgere i suoi delicatissimi compiti».

Due, infine, sono i candidati per il collegio 4. Tiziana Drago, giudice presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha accettato la sfida «mossa dal desiderio di dar voce a tutti quei colleghi che come me da sempre lavorano con enorme sacrificio, in silenzio e con grande umiltà, misurandosi quotidianamente con le difficoltà del nostro lavoro e che hanno bisogno di ritrovare entusiasmo e fiducia in una istituzione che viene ormai vista come lontana ed estranea». «Il recupero di credibilità da parte della magistratura – osserva – passa da una spinta di rinnovamento che deve essere reale e non semplicemente affermata. In questa prospettiva io non posso che offrire la serietà, il rigore, il coraggio, l’impegno e la passione che quotidianamente spendo nello svolgimento delle funzioni». 

E’ presidente del Tribunale di Crotone Maria Vittoria Marchianò, da 30 anni iscritta a Magistratura indipendente. Marchianò si è candidata nel collegio 4 «perché credo che in un momento così difficile, come quello attuale, sia doveroso per i magistrati che hanno maturato una certa esperienza, anche sotto il profilo organizzativo e ordinamentale, fornire il proprio contributo, affinché il prossimo Consiglio Superiore possa svolgere, insieme a tutta la magistratura, un ruolo fondamentale per la ricostruzione dell’immagine positiva della categoria, ormai, purtroppo, quasi completamente svanita nella considerazione generale». Per il magistrato, infatti, «per individuare le soluzioni più adeguate bisogna partire da una conoscenza diretta dei problemi che quotidianamente si affrontano nelle realtà giudiziarie, con la giusta dose di equilibrio e una significativa capacità di ascolto, in grado di cogliere le esigenze e le potenzialità di tutti i colleghi, soprattutto dei più giovani». 

venerdì, 22 Luglio 2022 - 10:30
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