False cartelle cliniche e violenza privata, il cardiologo arrestato a Napoli risponde ai magistrati e ricorre al Riesame

di Giorgio Pari

È accusato di falso ideologico e materiale, violenza privata e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato. Il cardiologo Giuseppe De Martino – agli arresti domiciliari dal 22 luglio – ha risposto alle domande dei magistrati, nell’interrogatorio di garanzia del 25 luglio, e ha consegnato al gip Giovanna Cervo le linee guida americane, internazionali e italiane sui protocolli sanitari che – secondo lui – lo scagionerebbero. Per la procura di Napoli – pm Mariella Di Mauro (oggi procuratore aggiunto a Napoli Nord) e Fabrizio Vanorio – il medico avrebbe falsificato varie cartelle cliniche, attestando di aver eseguito, alla clinica Mediterranea di Napoli (estranea ai fatti), operazioni chirurgiche, in realtà svolte senza il suo diretto intervento. In quei giorni, De Martino si trovava a Madonna di Campiglio, nota località sciistica.

Oltre a questo – quanto ai presunti episodi di violenza privata – gli inquirenti gli contestano di aver costretto cinque infermieri «a somministrare farmaci stupefacenti — quali Propofol – Diprivan -— Midazolan di esclusiva competenza di medici anestesisti» e a seguire le sue indicazioni «eludendo i protocolli di programmazione degli interventi con preavviso al cardiochirurgo, senza la presenza di un anestesista, di un cardiochirurgo, di un elettrofisiologo e di un perfusionista, non compilando i fogli di terapia». Secondo le indagini, il cardiologo «minacciava – urlando e con toni arroganti – per costringere loro a somministrare i farmaci» un infermiere «di fargli cambiare reparto»; un altro di «denunziarlo perché era lui che comandava e doveva fare quello che diceva lui»; un’infermiera «dicendole: ‘Qui comando io, le regole le detto io e tu devi fare quello che dico io, sei una marionetta non conti un cazzo’ per costringerla a somministrare farmaci di esclusiva competenza degli anestesisti».

Due anni fa, avrebbe obbligato un altro medico, minacciando di licenziarlo, a «redigere una relazione ‘favorevole’ sul rischio anestesiologico legato all’intervento» di un paziente. Rischio che quel sanitario ed un collega «ritennero elevatissimo». Inoltre, in concorso con un altro, non non destinatario di misure, avrebbe usato «violenza e minaccia per costringere o comunque determinare» due infermiere «ad apporre la firma di De Martino su frontespizi di cartelle cliniche e sulle relative” schede di dimissione ospedaliera».

De Martino, originario di Pagani nel Salernitano, è già sotto processo per una vicenda simile. In relazione alle false attestazioni di presenza in sala operatoria, il suo legale Alfonso Mutarelli dichiara che era la società a lui riconducibile, non il cardiologo, ad avere un contratto con la clinica Mediterranea. E quindi non sarebbe stata imperativa la sua presenza in sala operatoria. Riguardo le accuse di violenza privata, il medico si dice certo che la sua tecnica, riconosciuta a livello mondiale, oggi consentirebbe di eseguire determinati tipi di intervento senza la presenza del cardiochirurgo, e anche senza gli anestesisti. Si tratterebbe, in sostanza, di sottoporre il paziente a sedazione e non ad anestesia. Il difensore ha annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame.

giovedì, 28 Luglio 2022 - 16:14
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