Politiche, Calenda strappa il patto con i ‘dem’: «Il Pd si fa ridere dietro». Letta lo punge: «E’ lui l’unico alleato di se stesso»


Alla fine Carlo Calenda sbatte la porta e se ne va. Attendendo di sapere se +Europa lo seguirà, salvando di fatto la sua campagna elettorale, o se lo lascerà in mare aperto, costringendolo a confidare nel miracolo per raccogliere le firme necessarie per presentare il suo partito e le sue liste alle Politiche. 

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L’accordo con il Partito democratico, salutato con tanto di conferenza stampa e rintuzzate ai partiti come Italia Viva che contestavano a Calenda poco coraggio per non avere partecipato alla nascita del ‘terzo polo’, è già saltato. In una tragicommedia agostana che scandisce i 30 giorni (e poco più) che separano il Paese dal giorno del voto. 

Come spiegato a Mezz’ora di Lucia Annunziata su Rai3, Calenda ha deciso di sfilarsi da una coalizione che ha imbarcato di tutto e dalla quale, ha sottolineato, «emerge una confusione totale». «Io non credo che ci sia possibilità di raccontare alleanze così – ha detto Calenda – A Letta l’ho detto: ci facciamo ridere dietro dal paese». Ma a quanto pare Letta non è stato d’accordo e ha tenuto dentro Sinistra Italiana, Europa Verde e pure Luigi Di Maio, con i primi che cannoneggiano da giorni contro Calenda. «Io mi trovo con persone che hanno votato 54 volte contro Draghi e con i 5Stelle che hanno inquinato il dibattito italiano. Due giorni fa sono andato da Enrico e gli ho detto: tutta questa cosa gli italiani non la capiranno». E per convincere Letta, Calenda ha proposto anche una rinegoziazione dei collegi a sfavore di Azione e +Più Europa: in sintesi Calenda ha detto a Letta di tenere solo loro come alleati, lasciando il 10% dei collegi (contro il 30% ottenuto) e tenendosi il restante 90%. Nulla da fare e così Calenda ha rovinato il pranzo ai ‘dem’ avvisando Dario Franceschini che «non intendo andare avanti con questa alleanza». Parole cui è seguito un sintetico e pungente post su Twitter da parte di Enrico Letta: «Ho ascoltato Carlo Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia». 

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Sarà come dice Letta, ma Calenda a questo punto ha bisogno di un alleato. E, ovviamente, l’unico candidato è Matteo Renzi che, pur non lesinando critiche alla scelta del leader di Azione di affiancarsi al Pd, ha sempre lasciato una porta aperta a Calenda. Solo che Calenda, conoscendo bene Renzi, immagina che tornare con la coda tra le gambe potrebbe confinarlo in un angolo e così già ha cominciato a puntare piedi e a togliersi sassolini dalla scarpa. Anzitutto, ha sottolineato che «negli ultimi giorni ho ricevuto un sacco di contumelie che non ho mai ricevuto», recitando così il ruolo della vittima. Poi ha ribadito che «parlerò con Renzi», specificando che «io terrò un tasso di idealità molto forte». Resta però un problema: quello dei requisiti per la presentazione di simbolo e lista. Calenda è formalmente agganciato al simbolo di +Più Europa, che però allo stato non si è sfilato dal Pd. Cioè significa che Calenda potrebbe essere costretto a una corsa contro il tempo per raccogliere le firme necessarie a osservare tutti i passaggi burocratici: «Se dovremmo raccogliere firme le raccoglieremo e se non ci riusciremo vuol dire che l’offerta era veramente molto debole». Tutto, insomma, pur di partecipare a una coalizione che secondo Calenda è «fatta per perdere». «Ce n’era una – ha concluso Calenda – fatta per vincere. Ma la scelta è stata del Pd e io non posso seguire una strada dove la coscienza non mi porta». 

domenica, 7 Agosto 2022 - 16:02
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