Bollette a 28 giorni, caso chiuso dalla Cassazione: inammissibili i ricorsi delle compagnie telefoniche

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La Corte di Cassazione ‘boccia’ definitivamente la bolletta a 28 giorni. I giudici della Suprema Corte hanno giudicato inammissibile il ricorso di Fastweb motivato da ‘eccesso di potere’ contro la sentenza del Consiglio di Stato che si esprimeva negativamente contro la fatturazione a 4 settimane; quella sentenza che respingeva l’appello dell’azienda contro il tar lazio risale al 7 febbraio 2020.

Il tribunale aveva confermato con più sentenze la multa dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) di 1,16 miliardi di euro per il mancato rispetto delle norme sulla cadenza mensile del rinnovo delle offerte per la telefonia fissa e per quella fisso-mobile.     Le sanzioni avevano colpito anche Tim, Wind 3 e Vodafone.

«Il giudice amministrativo si è attenuto al compito interpretativo che gli è proprio». Secondo i giudici supremi, a sezioni unite, non si ravvisa «alcun radicale stravolgimento delle norme di riferimento tali da ridondare in denegata giustizia». Confermata quindi la legittimità dell’intervento di Agcom contro l’aumento tariffario dell’8,6%, considerato “pregiudizievole per l’utenza”, perché ottenuto con la riduzione a 4 settimane del periodo di fatturazione delle offerte. Il 23 giugno 2017 l’Autorità aveva imposto a diverse compagnie, tra le quali Fastweb, di ritornare al rinnovo mensile dei servizi, oItre a condannarle al pagamento di una multa.  

«L’esercizio da parte dell’Agcom dei propri poteri regolatori» opera, secondo la sentenza, «su un piano diverso e ‘parallelo’ rispetto alla tutela civilistica apprestata dal codice civile e dal codice del consumo, cui si aggiunge, senza escluderle».
   

 Festeggiano ovviamente i consumatori che sul tema avevano ingaggiato una dura battaglia con le società telefoniche. Per il presidente Carlo Rienzi, si tratta di «una importante vittoria per il Codacons e per tutti gli utenti italiani della telefonia». Adesso Fastweb, per effetto della decisione della Cassazione, dovrà anche risarcire l’associazione con 10.200 euro». «Si tratta dell’ennesima vittoria contro le compagnie telefoniche che continuano a cercare cavilli legali inutili e pretestuosi – afferma il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona – per arrampicarsi sugli specchi pur di poter fare i loro comodi in barba a quanto hanno deciso le Authority». Ad oggi nessuna compagnia ha restituito il maltolto ai consumatori, spiega Dona mettendo in risalto come questo svuoti i poteri delle authority.

mercoledì, 7 Settembre 2022 - 12:15
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